Cura Italia, i commercialisti: zero risorse per l’abbattimento del cuneo e marginalizzazione dei professionisti

Zero risorse per l’abbattimento del cuneo fiscale e marginalizzazione dei liberi professionisti.

Lo afferma il presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, Massimo Miani, commentando la relazione tecnica del decreto Cura Italia.

I 25 miliardi aggiuntivi di titoli di Stato, di cui viene autorizzata l’emissione, commentano i commercialisti, andranno a finanziare interventi che impattano sull’indebitamento 2020:

  • per 3,2 miliardi euro, a fronte di misure di potenziamento del Servizio sanitario Nazionale;
  • 10,3 miliardi di euro, a fronte di misure di sostegno al lavoro;
  • 5,1 miliardi, a fronte di misure di sostegno della liquidità attraverso il sistema bancario;
  • 2,3 miliardi, a fronte di misure fiscali a sostegno della liquidità delle famiglie e delle imprese.

La parte restante è dedicata ad altre misure, tra cui 500 milioni per il settore aereo, ma sostanzialmente riconducibili alla partita Alitalia, sottolineano i commercialisti.
Dei 10,3 miliardi di misure a sostegno del lavoro: circa 7 sono relativi a misure fruibili solo da lavoratori dipendenti; circa 3 anche da lavoratori autonomi.

Secondo Miani, emerge “una significativa emarginazione delle centinaia di migliaia di liberi professionisti iscritti agli ordini professionali con proprie casse previdenziali, posto che per questi ultimi viene consentito soltanto di provare ad accedere, in concorrenza però con tutti gli altri lavoratori dipendenti e autonomi, al cosiddetto “reddito di ultima istanza” per il quale il decreto stanzia 300 milioni appena degli oltre 10 miliardi dedicati a questo comparto di misure”.

Dei 5,1 miliardi di misure di sostegno della liquidità:

  • 1,6 miliardi sono riconducibili al rifinanziamento del fondo centrale di garanzia per le PMI;
  • 1,7 miliardi sono riconducibili alle misure per la moratoria fino al 30 settembre della restituzione dei prestiti delle PMI;
  • 400 milioni riconducibili alle misure per la sospensione dei mutui prima casa.

Con specifico riguardo alla moratoria del rientro dei prestiti a favore delle PMI , la relazione tecnica stima in 219 miliardi l’importo complessivo dei prestiti che ne beneficerebbero:

  • 97 miliardi di linee di credito in conto corrente (di cui 66 miliardi utilizzati);
  • 60 miliardi di finanziamenti accordati per anticipi su fatture e altri titoli di credito (di cui 35 miliardi utilizzati);
  • 29 miliardi per altri prestiti a breve termine;
  • 33 miliardi di sospensione rate relative a mutui, leasing e altri prestiti a medio-lungo termine.

Dei 2,3 miliardi di misure fiscali:

  • 982 milioni sono riconducibili al blocco della riscossione dei ruoli;
  • 880 milioni sono riconducibili al bonus di 100 euro per i dipendenti con redditi fino a 40.000 euro che a marzo vanno regolarmente al lavoro;
  • 356 milioni sono riconducibili al credito di imposta pari al 60% dell’affitto di marzo di negozi e botteghe per gli esercenti “chiusi” per decreto.

“Sul punto”, commenta Miani, “va sottolineato che la Relazione Tecnica conferma come nessun costo per lo Stato, in termini di indebitamento, hanno invece le sospensioni dei versamenti di IVA, ritenute e contributi in scadenza a marzo e aprile, disposte per i “piccoli” e per le attività economiche delle filiere “più esposte”. Ciò dipende dalla brevità della sospensione. L’adeguatezza delle misure di sostegno al lavoro è ovviamente fuori discussione, specie per tutte quelle attività che sono state costrette a chiudere per decreto. Così come significative sono alcune delle misure di sostegno della liquidità attraverso il sistema bancario”.

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