Le nuove regole per le imprese contenute negli ultimi provvedimenti emergenziali

Le nuove regole per le imprese contenute negli ultimi provvedimenti emergenziali. Ne abbiamo parlato nel corso della puntata di Doppio Binario, durante la quale sono intervenuti Olimpio Stucchi, managing partner di Uniolex, Pietro Scrimieri, direttore risorse umane Acquedotto Pugliese e Silvano Garro, HR director di Rinascente. Vediamo cosa è emerso.

Avvocato Stucchi, quali sono le nuove regole e come dovranno adeguarsi le imprese?
Stucchi. Negli ultimi giorni siamo stati destinatari di una serie di novità normative. L’ultimo decreto legge ha prorogato lo stato di emergenza. Lasciando però aperti una serie di interrogativi. Per esempio, tutti i dipendenti devono fare uso delle mascherine sul luogo di lavoro? La risposta è no, perché resta valido il protocollo tra le parti sociali. Si tratta di una previsione normativa che resta tuttora in vigore e che prevede l’utilizzo obbligatorio delle mascherine solo se non è possibile rispettare il distanziamento sociale. È stato poi esteso lo smart working emergenziale, ma con uno sfasamento temporale perché lo stato di emergenza è stato prorogato al 31 gennaio 2021, mentre le altre misure di emergenza per ora scadono il 31 dicembre. Con la legge di conversione del decreto agosto lo smart working è inoltre stato allargato alle ipotesi di contagio che avvengono non solo nel plesso scolastico, ma anche nei luoghi dove si praticano attività sportive.

Dottor Scrimieri, quali misure anti-Covid avete adottato come Acquedotto Pugliese?
Scrimieri. Abbiamo dovuto adottare forme organizzative differenti dato che il nostro servizio è dovuto continuare anche nel periodo di lockdown. In 48 ore abbiamo posto circa mille persone in telelavoro e per riuscire a far operare tutti i nostri collaboratori abbiamo dovuto dotarli di supporti informatici, di competenze e di conoscenze. Tutto ciò è avvenuto in una fase di digital transformation che già riguardava la nostra realtà. Siamo riusciti a garantire i nostri servizi ovunque, e non era una cosa scontata. Abbiamo dovuto porre l’attenzione su un punto importante: la nostra logica di lavoro di squadra è stata messa a rischio dal lavoro da casa, di per sé individuale. Quindi, grazie alla nostra academy, abbiamo fatto sentire la nostra presenza quotidianamente con seminari web quali occasioni di contatto per tutti i dipendenti.

Quali sono gli accorgimenti che dovranno adottare le aziende nella gestione dell’attività di impresa?
Stucchi. Se fino a qualche tempo fa c’era la speranza di avviarci verso il cosiddetto “new normal”, oggi le aziende devono fare i conti con le nuove regole appena entrate in vigore, considerando anzitutto se operano sul territorio di una o più regioni. In caso si tratti di più regioni, devono fare i conti con le diverse normative territoriali. Il che può essere un problema. Bisogna anche riconsiderare il Duvri, ossia il Documento unico della valutazione dei rischi, prevedendo adeguamenti in caso di disallineamenti.

Cosa cambierete nella gestione del personale come Acquedotto Pugliese?
Scrimieri. Cercheremo di organizzare il lavoro in smart working per determinate famiglie professionali, per fare in modo che possano lavorare al di fuori dell’ufficio. Inoltre, alcune nostre attività come i call center, continueranno a testare la possibilità di lavorare in smart working. Anche per l’attività di front office, verificheremo se mantenere o meno questo tipo di organizzazione.

Quali responsabilità per le aziende che non adottano misure anti-contagio?
Stucchi. Premettiamo il fatto che il protocollo parti sociali 24 aprile 2020 è stato recepito in ambito di dpcm ed è diventato quindi normativa che ha vigenza di legge. Vale quindi per tutte le aziende, è la cosiddetta Stella Polare, la normativa minima che ogni impresa deve rispettare se non vuole essere soggetta a responsabilità di vario tipo. Poi, ogni realtà può decidere se mettere in campo o meno misure più stringenti. Le responsabilità aziendali possono essere di vari tipi, in caso di assenza o presenza di contagio. Nel primo caso, le violazioni emergono solo in fase ispettiva e le conseguenze sono le prescrizioni per porre rimedio alle violazioni. Conseguenza accessoria può essere la sospensione dell’attività di azienda. Laddove si verificassero invece episodi di contagio dei lavoratori sul posto di lavoro, entreremmo in ipotesi più gravi che aprono un fronte anche in ambito penale.

Come vi state orientando in questa selva normativa?
Garro. Fin dall’inizio abbiamo collaborato con il Politecnico di Torino per costruire dei protocolli ad hoc anti contagio. Abbiamo fatto quindi degli accordi per ciascuno store in tutta Italia e abbiamo messo a punto 10 protocolli su tutte le misure di prevenzione e sicurezza. Fino ad oggi devo dire che hanno funzionato e sono stati riconosciuti come validi anche in seguito ad ispezioni.

Quali gli strumenti di sviluppo a disposizione delle imprese?
Stucchi. Le aziende sono in grave sofferenza per contrazioni di ricavi fino al 95 per cento. Penso ai tour operator, che non riescono più ad organizzare viaggi. Il problema è che mancano misure strutturali. La Cassa Covid, per esempio, è una misura emergenziale e non va a incidere sul deficit strutturale di sistema. L’accesso al denaro è stato difficile in questi mesi, con procedure troppo farraginose che molto spesso non sono andate a buon fine per le imprese. Se vogliamo fare una comparazione con le misure messe in campo dalla Germania, c’è una differenza sostanziale. Nel 2020 la Germania ha messo in campo interventi per 1.500 miliardi di euro, l’Italia quasi 500 di cui la gran parte con garanzie Sace. Quindi un terzo. La Germania, inoltre, ha preso misure con grande iniezione di liquidità, l’Italia no.

Dottor Garro, cosa ne pensa delle misure messe in campo dall’Esecutivo?
Garro. Oggi non abbiamo bisogno di forze aggiuntive, quindi non servono incentivi per assumere nuove persone. Il nostro business è in crisi a causa del blocco del turismo, che incide nelle grandi città per il 40 per cento. Bisogna dare alle aziende la possibilità di riorganizzarsi, eliminando in primis il blocco dei licenziamenti.

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