Praticanti avvocati, esame nel Limbo

Il 2020 è stato un annus horribilis un po’ per tutti.

Anche per i praticanti avvocati. E in particolare per coloro che, superati i 18 mesi di tirocinio, si sono iscritti all’esame di abilitazione forense nella sessione di quest’anno.

Perché al momento brancolano nel buio. Non si sa se, quando, e soprattutto con quali modalità, potranno sostenere le prove scritte. O meglio, una serie di date e scadenze ci sono, e sono quelle indicate nella sezione Concorsi della Gazzetta Ufficiale del 10 novembre scorso (n. 88). Ma di certezze nemmeno l’ombra. Cerchiamo di mettere ordine a una questione che, come tante del resto, nelle “stanze dei bottoni” si sarebbe dovuta affrontare e risolvere già subito dopo la prima ondata di questa emergenza sanitaria, vale a dire nei mesi di maggio e giugno. Bastava guardare le date indicate per le tre prove scritte, il 15, 16 e 17 dicembre, per rendersi conto che ci saremmo potuti trovare nel pieno della seconda ondata, come effettivamente è avvenuto.

Invece, il ministero della giustizia ha preferito procedere “day by day”, annullando le date dell’esame quando si è compreso che il ritorno del Coronavirus non avrebbe permesso lo svolgimento del concorso. Quindi, in ottemperanza al dpcm del 3 novembre, via Arenula ha cancellato le prove e rinviato alla Gazzetta Ufficiale del 18 dicembre 2020 (4° serie speciale, n. 98), l’indicazione delle nuove date degli scritti, che si terranno non prima del 16 marzo 2021, data in cui il ministero renderà note “eventuali misure anti contagio per l’accesso e la permanenza alle sedi concorsuali”.

Tradotto, gli scritti si dovrebbero tenere (e il condizionale è d’obbligo…) nella primavera 2021. Ma, come sottolineato ai microfoni di Le Fonti Legal da esponenti della categoria, “la primavera è lunga”. E il rischio è un concatenarsi di ritardi tali per cui l’esame di abilitazione forense 2020 potrebbe concludersi nel 2022. Per questo, la categoria forense si sta muovendo per proporre altre strade. Ma il problema è sempre lo stesso, e lo stiamo sottolineando ormai con una certa frequenza: manca una regia che raccolga le istanze della base e si interfacci con la politica. Il Consiglio nazionale forense, infatti, non ha fatto alcuna azione preventiva né ha avviato alcun dialogo con il ministero della giustizia.

Restano frammentarie azioni degli ordini territoriali, tra cui Milano e Genova, che hanno deliberato invitando ministro e governo a prevedere il classico “piano B”, che potrebbe tradursi nello svolgimento degli esami in modalità telematica. Da parte sua, l’Associazione dei giovani avvocati (Aiga), da un lato si è espressa favorevolmente rispetto all’ipotesi dell’esame a distanza, dall’altro propone anche di ridurre le prove da tre a una per accorciare i tempi di correzione e semplificare la logistica. Poi, ci sono i Comitati nati sui social network per raccogliere le voci di chi sta vivendo questa situazione di Limbo.

Insomma, le voci dei praticanti si stanno sollevando da più parti: manca però un megafono che le racchiuda e le amplifichi fino alle stanze di via Arenula.

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