Lavoro: gli effetti della normativa emergenziale

Nella nuova puntata di Doppio Binario condotto da Gabriele Ventura e Simona Vantaggiato, si è parlato di diritto del lavoro, della normativa emergenziale, delle prossime sfide che attendono le imprese. Se ne è discusso con il professor avvocato Francesco Amendolito, Founder dello Studio Legale Amendolito & Associati e con il dottor Luca Brusamolino, Ceo di Workitect.

Avvocato Francesco Amendolito, parliamo delle ultime novità di legislative in materia giuslavorista. Quali direzioni sta prendendo il Governo?
Francesco Amendolito. Diciamo che la direzione è sempre la stessa cioè è giustificata da questo momento di grave crisi sanitaria che il nostro Paese sta attraversando, non soltanto il nostro Paese e quindi diciamo quello a cui abbiamo assistito in quest’ultimo anno è una normativa emergenziale che chiaramente cerca di dare supporto a quelle che sono le necessità aziendali legate appunto alla la chiusura parziale o totale in determinati periodi di determinate aziende, rientranti in determinati settori Ateco. Ovviamente nel fare questo ho avuto anche modo più volte di ribadirlo in alcune interviste, anche presso questa emittente, diciamo lo ha fatto in maniera anche farraginosa anche in maniera contraddittoria.
Si pensi alla cassa integrazione guadagni ordinaria e in deroga appunto la cosiddetta cassa Covid, che oggi ha seguito nel Decreto Ristori non da supporto a tutte le aziende e addirittura il Governo dovrà correre ai ripari perché chiaramente ci si è accorti che il 99% delle aziende a fine dicembre avranno esaurito completamente l’utilizzo dell’integrazione salariale, tant’è che si dice che nella legge di bilancio stanno apportando delle modifiche proprio per far sì che ci possano essere ulteriori settimane di cassa.
Diciamo, in che direzione sta andando il Governo, ma questo indipendentemente dalla normativa pandemica, negli ultimi tre anni abbiamo assistito comunque a interventi più di stampo assistenziale tra virgolette, che interventi che possono creare sviluppo economico al nostro Paese, soprattutto dare supporto alle imprese rispetto a quelle che sono le esigenze reali delle imprese stesse.

Dottor Brusamolino voi fornite assistenza, consulenza in materia di smart working alle imprese. Cosa emerso in questi mesi di pandemia?
Luca Brusamolino. Noi oggi siamo in deroga alla legge 81/2017 sullo smart working fino a 31/12 barra se tutto andrà in porto in Parlamento fino alla fine del periodo d’emergenza perché c’è appunto la proroga della deroga è in corso. In parlamento cosa è successo in questo periodo, è successo che si è aperto un pò il vaso di Pandora dello smart working. Tutti ne hanno parlato, alcune aziende erano già prontensoprattutto dal punto di vista tecnologico, altre aziende non lo erano dal punto di vista tecnologico, hanno corso ai ripari in fretta dal punto di vista formale, nel senso che come dire in questo momento non serve fare accordi individuali con i dipendenti, cosa che invece dice la normativa. Fino al 31/12 dal punto di vista formale gli adempimenti erano prossimi allo zero.
Quello che è successo, è che c’è stato un cambio di paradigma, uno sport culturale che ha velocizzato un processo che probabilmente sarebbe durato anni, quindi aziende che mai avrebbero pensato di poter lavorare anche da casa si sono trovate costrette. Quindi hanno visto i pro ei contro del fatto di non avere tutti sotto lo stesso tetto, sotto lo stesso ufficio, i pro sono tantissimi nel senso che dal punto di vista delle persone c’è la possibilità di ottimizzare il tempo, di ottimizzare la propria flessibilità ma anche dal punto di vista aziendale ce ne sono tante. C’è tanta opportunità di poter come dire vedere una produttività che non è legata semplicemente al controllo ma che è legata alla responsabilizzazione dei dipendenti. Ora la sfida è quella di trovare il giusto mix, la giusta combinazione tra un lavoro fuori dalla sede aziendale e un lavoro invece all’interno della sede aziendale.

Quali tipi di interventi avrebbero bisogno le imprese per poter affrontare le prossime sfide?
Francesco Amendolito. Io l’ho sempre ribadito questo. Quello che sto per dire, quindi non vorrei essere ripetitivo, però insomma serve anche che noi operatori diciamo insistiamo su questo, è la parola d’ordine per me è flessibilità maggiore, flessibilità si pensi a tutti gli attori del mercato cioè quindi io per esempio penso ai sindacati sindacati, il dottor Brusamolino parlava appunto dello smart working che c’è piovuto, nonostante la Legge del 2017 a cascata perché chiaramente la situazione pandemica ci ha obbligato anche ad utilizzare questo istituto.
Il problema che questa television ha fatto sì che ha manifestato tutte le problematiche per esempio della cultura proprio del lavoro nell’ambito delle aziende, perché qui invece al contrario secondo me è necessario una vera e propria regolamentazione tra le parti, una regolamentazione tra datori e lavoratori ma anche un intervento importante del sindacato e questo vale per tutto il resto. Quello che almeno io sono molto critico, non ho mai fatto un discorso politico quando analizzo diritto del lavoro ma è un problema proceduto in questo Governo, con questo dovere lo abbiamo assistito a normative molto assistenziali poco votato ad una programmazione vera di quelle che sono le organizzazioni aziendali. Per far questo, per poter poi affrontare il futuro, il cambiamento che al di là della pandemia, noi comunque dobbiamo portare avanti, abbiamo bisogno di norme maggiormente flessibili. Penso ai contratti collettivi di prossimità quindi chiaramente contratti che vanno a adeguare la norma e l’applicazione della norma rispetto a quelle che sono le esigenze dei territori e soprattutto anche diciamo una tipizzazione di quelle che sono le istituzionalizzazioni, una disciplina maggiore, regolamentazione maggiore di quelle che sono le tipizzazioni del lavoro che stanno cambiando.
Concludo immediatamente con questo collegamento, cioè di recente abbiamo saputo che il tribunale di Palermo ha fatto una sentenza molto particolare in materia di riders, cioè riconoscendo il lavoro subordinato per un lavoratore, per un fattorino. I titoli che sono poi usciti il giorno dopo sui vari giornali, uno ha un titolo mi ha fatto molto pensare allora per i riders non si applicano maggiori riders cioè norma nonostante i recenti sia intervenuta una normativa in materia di giga enormi di riders, il magistrato, la magistratura in quel caso del Tribunale di Palermo, ha
completamente disatteso quella che nella Legge poi, non è questa la sede per discutere sulla bontà o meno della sentenza stessa, però rimane il fatto che è tutta la mentalità. Cominciando dal legislatore, ma finire anche a chi deve applicare quella normativa quindi penso alla magistratura questa mentalità che va modificata altrimenti noi non saremo mai pronti ad affrontare un evento in questa riorganizzazione che volente o nolente è necessario rivedere per proiettare le aziende al futuro.

Quali sono gli strumenti a disposizione a questo punto o che dovrebbero essere messi a disposizione delle imprese per poter fare un piano di smart working strutturato?
Luca Brusamolino. Mi allaccio a quello che ha detto l’avvocato perché sono assolutamente d’accordo, nel senso che comunque il tema è la flessibilità, il tema è anche la decentralizzazione comunque della contrattazione. Questo
però è un tema mega e lo smart working sicuramente è all’interno di questo macro tema. Sul discorso del piano di smart working, prima di tutto devono fare un’analisi organizzativa per capire effettivamente quali sono le attività e le persone che possono compiere dell’attività remotizzate. Nel momento in cui fanno un’analisi organizzativa e noi li aiutiamo diciamo a fare questo tipo di analisi, bisogna capire se poi gli ostacoli a non poter effettuare il lavoro da remoto solo di tipo i processi ad esempio di digitalizzazione dei processi e quindi tecnologici oppure sono culturali, a quel punto è come dire il consiglio è quello di fare un percorso di accompagnamento di change management coinvolgendo le persone per arrivare a uno smart working che non sia calato dall’alto limitato semplicemente al numero di giorni che si può lavorare da casa o comunque fuori dall’ufficio, ma che arrivi poi a un regolamento che che sia effettivamente condiviso tra le parti sindacato o non sindacato comunque tra la parte datoriale nella parte dei dipendenti. Quindi penso che l’analisi tra formazione e il coinvolgimento sono gli step necessari per poi arrivare a sancire poi quello che ritiene la legge che poi è il regolamento e l’accordo individuale quindi la parte formale.

Nella seconda parte di Doppio Binario si è continuato a parlare di lavoro e degli effetti della normativa emergenziale concentrandosi su come sta effettivamente cambiando il mondo del lavoro. Se ne è discusso con l’avvocato Francesco Amendolito, Fondatore dello Studio Legale Amendolito & Associati e con il dottor Giovanni Airoldi, Responsabile Unità Relazioni Industriali Normativa del Lavoro e Welfare del Gruppo Acea.

Avvocato io parto da lei, mi ricollego con quanto espresso anche nel corso della prima parte, la parola d’ordine, la parola chiave per i prossimi mesi è flessibilità, giusto?
Francesco Amendolito. Abbiamo più volte ribadito come il mercato del lavoro, il mondo del lavoro sta cambiando.
L’attuale pandemia ha semplicemente accelerato il cambiamento delle organizzazioni aziendali.
Quello che però va ribadito, perché altrimenti poi sarà troppo tardi, è che le aziende di tutte le organizzazioni del lavoro necessitano di maggiore normativa in un’ottica di flessibilità quindi una normativa che va a dare ulteriori mezzi e strumenti alle aziende e agli uffici, in ottica di flessibilità ma oltre alla normativa deve cambiare la mentalità.
Quindi io ribadiscono anche l’importanza della contrattazione collettiva territoriale di secondo livello quindi anche dei contratti di prossimità che possono adeguare l’applicazione della norma anche rispetto a quello che
investito aziendale quello che la necessità e l’esigenza aziendale in un determinato momento. Il problema, che così come il mondo del lavoro sta cambiando, le organizzazioni aziendali stanno in una fase di mutamento totale quasi come una sorta di ulteriore rivoluzione industriale così non fa e non si adegua il legislatore, ma non parlo soltanto di questo periodo, parlo degli ultimi periodi.
Il legislatore sta facendo passi indietro, pensiamo no alla norma più importante che l’attuale Governo ha emanato: cede l’immunità cioè ha creato una rigidità nell’utilizzo dei contratti a tempo determinato ma gli esempi potrebbero essere tantissimi lo stesso governo paradossalmente oggi con la normativa emergenziale in sede di stesura di DPCM dei vari decreti, ha tolto la causalità, il materiale di contratto a tempo determinato dando la possibilità di utilizzare i contratti a tempo determinato quindi voglio dire cioè significa che evidentemente se lo stesso decreto in un’ottica di emergenza va eliminare una norma ad erogare una norma che egli stesso ha pubblicato, evidentemente si accorge come quella norma non dava delle potenzialità o delle garanzie di maggiore utilizzo in una fase di crisi come questa. L’esempio potrebbe anche essere esteso a questa frettolosa esigenza di normale la cassa in deroga di fronte ad una norma un pò strana e cioè quello dello stop ai licenziamenti.
Pensate che è stimato che quando a un certo punto, perché prima o poi lo stop ai licenziamenti è legato alla normativa pandemica prima o poi dovrà finire e avremo un effetto di disoccupazione quasi con gli stessi numeri dei malati che ha fatto Covid-19. Io credo che rispetto a questa esigenza di cambiamento che le aziende hanno, lo dice l’intero mercato, lo dice l’economia, il Governo attuale non si sta adeguando e con un grosso rischio.

Come vi siete organizzati, come gruppo nella fase emergenziale e se ci può parlare anche di come sono cambiati anche i rapporti con alcuni sindacati?
Giovanni Airoldi. Come ci siamo attrezzati, innanzitutto abbiamo fatto dei protocolli di relazioni industriali come quasi tutti i gruppi industriali ci siamo adeguati in questo modo, costruendo un comitato bilaterale che ha avuto il compito di analizzare le misure più efficaci per gestire la fase emergenziale.
Uno dei temi che abbiamo affrontato bene è stato quello di mappare tutte le attività che potevano essere gestite da remoto e quindi in 2 3 giorni abbiamo superato dei tabù anche organizzativi e gestionali per esempio portando tutto il call center in smart working, cosa che fino a due giorni prima sembrava impossibile fare e ampliando tutte quelle attività che già nella fase anti Covid, venivano smart working perché premetto, nel gruppo Acea smart working già era una modalità in atto un giorno alla settimana, questa è la prima cosa. Il comitato tra parentesi, ha funzionato molto bene, noi abbiamo costruito prima che intervenisse il primo protocollo governativo che ne prevedeva obbligatoriamente la costituzione e in questo ci ha abitato anche a prevedere ulteriori che vanno nell’ordine di quello che diceva prima l’avvocato Amendolito, cioè anche di prevedere una flessibilità un pò particolare per la quale tu potevi venire a lavorare anche due o tre ore in sede e completare la tua giornata da casa. Questo perché alcune specifiche lavorazioni, necessitano di attrezzature hardware e software che non sono disponibili da casa.
Pensiamo tutta la progettazione che utilizza dei software particolari o a quelli che fanno 3d sulla borsa elettrica avere più portatili. Abbiamo creato un sistema in cui tu potevi svolgere la tua attività, prestazione lavorativa quotidiana in parte a casa e in parte invece sede utilizzando il codice smart working, quello della flessibilità e un tema che deve permeare la cultura organizzativa tant’è vero che prova a vedere il bicchiere mezzo pieno.
Le varie misure da ultimo emanate dal Governo una fase emergenziale si poteva fare qualche cosa di più anche sul tema dei contratti a tempo determinato e sui licenziamenti però quello che è vero invece positivamente tutto quello che è legato l’affondo nuove competenze e che serve a finanziare però quei progetti di formazione e in qualche modo avere un le persone a acquisire delle competenze digitali. Questo diciamo è stato un pochino la difficoltà iniziale cioè portare tutte le nostre persone sulla piattaforme digitali lavorare con il digitale non è sempre stato così automatico quindi io penso che al tema dell’approccio culturale succedeva anche l’avvocato in termini di formazione sia importantissimo un cambiamento organizzativo a livello aziendale.

Si concluderà appunto il blocco dei licenziamenti. Cosa succederà?
Francesco Amendolito. Chiudendo un attimo l’intervento del collega, la mentalità deve cambiare, deve cambiare anche per esempio per quanto riguarda l’intervento della magistratura io ho accennato prima nella prima parte proprio all’intervento del giudice di Palermo in materia di riders. Il titolo di alcuni commentatori non si applicano la normativa dei riders che era stata di recente pubblicata proprio dall’attuale Governo. Voglio dire questo a dimostrazione che deve cambiare mentalità. C’è anche la mentalità di chi deve applicare la legge per carità con tutte le garanzie anche costituzionali però deve essere sempre legata a quello che è un far impresa una cultura d’impresa che molto spesso in alcuni interlocutori o vedo mancare. Per quanto riguarda la domanda arriva subito al sodo cioè quindi il problema dell’impatto occupazionale che ci sarà dopo gli effetti della pandemia sotto questo punto di vista in il Governo, ma voglio dire in ottica assistenziale il Governo ha fatto ridere diciamo che è sempre pronto e quindi una battuta però chiaramente che è un pò polemica perché ripeto all’intervento assistenziale non possono non essere previsti anche degli interventi di disciplina di istituti di regolamentazione seria importante come ho detto prima anche in un’ottica di prospettiva futura.
Sotto il profilo invece come strumenti per garantire, per tutelare questo impatto dell’estrema disoccupazione che ci sarà nella legge di bilancio 2021 che è composta da 229 articoli circa se non vado errato, il cui iter parlamentare certo già avviato il legislatore sta prevedendo appunto una serie di interventi contributivi: il bonus decontribuzione che viene prorogato fino al 31 dicembre del 2029 con degli sgravi soprattutto per le aziende, per le assunzioni al sud che andranno via via diciamo diminuendo fino al 2029 e molto importante il bonus per assumere le donne quindi che prevede al 100% delle matrici donne appunto 100% di contributi dovuti dal datore di lavoro fino a tutto il 2022 e l’aumento delle estensione a tutto il territorio nazionale del bonus occupazione giovani under 35 quindi con una di contribuzione pari al 100% per tre anni.
A tutte le aziende internazionale, esteso al 48 per aziende del meridione però ripeto questo tipo di approccio è importantissimo chiaramente anche il costo del lavoro in un’ottica di favorire l’occupazione va comunque calmierato e quindi questi interventi a mio modo di vedere sono importanti e sono necessari però ripeto a me dispiace che molto spesso posso essere ridondante su questa parola, ripeto però secondo me così come è stato anche detto da coloro che mi hanno preceduto con un’introduzione di norme più flessibili che diano respiro alle aziende che diano la possibilità di organizzare l’azienda rispetto a quelle che sono le esigenze del momento esigenze territoriali e le esigenze anche di produzione se questo non viene fatto e quindi si agisce con cosi come si e fatto con un decreto dignità.

Come sarà il lavoro del futuro? Come vi state organizzando anche voi da questo punto di vista?
Giovanni Airoldi. Devo dire che questa pandemia come ha detto il collega è stata un acceleratore del cambiamento, quindi ci ha imposto di ripensare il nostro modo di lavorare.
Io per esempio sto lavorando da casa con ovviamente alcune facilitazioni ma anche alcune limitazioni dovute a lavorare da casa, quali sono gli aspetti che vanno messi al centro del nuovo lavoro della nuova organizzazione sicuramente maggiore flessibilità. Abbiamo detto in tutte le
salse e quindi orario di lavoro anche in termini proprio di pensare come gestire lavoro subordinato più per obiettivi. Oggi viene misurato in base al tempo messo a disposizione ma se io lavoro da casa e non ho la rilevazione della timbratura come la faccio cioè ripensare anche le modalità dell’essenza della sostanza il lavoro subordinato che si deve trasformare lo dicono in azienda in un lavoro più da imprenditore da lavoratore autonomo cioè orientare l’organizzazione sempre più per obiettivi più che per quantità del lavoro di delle ore messa a disposizione dal datore di lavoro. Ma come si fa? Si fa attraverso degli accordi prossimità innovativi questa parola è stata già utilizzata dall’avvocato Amendolito, io ho fatto diversi accordi di prossimità importanti relazioni sindacali in gruppo ci sono relazioni di alto profilo e perché abbiamo sempre cercato di trovare insieme quella che era la soluzione migliore all’organizzazione aziendale.
Noi abbiamo dei picchi stagionali di alcune lavorazioni in estate e da altri durante l’inverno invece magari in verso la primavera c’è un calo della produzione o degli interventi sulla rete perché anche la gestione della rete elettrica idrica hanno delle criticità, è sotto gli occhi di tutti quello che sta
succedendo in questi giorni. La rete idrica è messa fortemente in crisi avere più risorse questo periodo in campo operative sicuramente utile e questo si fa attraverso accordi di prossimità intelligenti che oggi che abilitano un’azienda ad avere più risorse in campo quando serve. Devo dire che il clima delle relazioni dal mio punto di vista è stato sicuramente un clima positivo di forte responsabilità, spero che questo clima positivo e attitudine a trovare le soluzioni comuni rimanga anche nella fase post Covid perché questo è un Paese in cui storicamente siamo sempre molto bravi durante le emergenze e poi ci rilassiamo un po dopo che passata l’emergenza. Invece questa capacità di trovare soluzioni deve permeare anche la fase post Covid e mantenere quindi il focus sul lavoro, sulla capacità di generare occupazionali, ben vengano le misure che ha accennato l’avvocato previste nella legge bilancio 2021 e se vengono confermati tutti gli sgravi contributivi per le assunzioni sicuramente agevoleranno. Voglio anche dire quante saranno le aziende che assumono nel 2021 probabilmente sarà più che altro trasformazioni rapporti lavoro, la somministrazione a tempo indeterminato o da tempo determinato a tempo indeterminato prevedere una crescita organica netta di nuove assunzioni sarà sfidante nel 2021 perché il contesto congiunturale economico non è incoraggiante e quindi un imprenditore prima di assumere si dovrà fare bene i conti anche di quelli che già in casa se poterli stabilizzare o meno. Comunque sicuramente anche misure di sgravi contributivi che avvenivano le aziende a fare nuovi ingressi sono ben viste di contratti prossimità sono strumento principe.

@Trascrizione Automatica

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