L’affaire “mascherine”: la riconversione dell’attività di impresa è un labirinto. Una su tre mila ce la fa

Maddalena Boffoli, avvocato giuslavorista e fondatrice dello studio legale Boffoli, racconta a Tempi Legali le peripezie delle aziende che hanno scelto di riconvertire una parte dell’attività di impresa in produzione di mascherine.

“Il primo passo è ottenere le autorizzazioni da parte di Inail e Prefetto. Poi, è necessario adeguare il modello organizzativo degli impianti, con costi elevati per l’impresa, e fornire un’autocertificazione supportata da test. Questi test dovrebbero essere fatti in otto giorni, ma a causa dell’ingolfamento delle domande, le tempistiche non sono inferiori ai 15 giorni. Risultato: sono avvantaggiate le imprese straniere: cinesi, indiane o brasiliane, che esportano mascherine nel nostro paese, essendo sufficiente una semplice autocertificazione. Basti pensare che oggi, su oltre tre mila richieste pendenti, le aziende italiane autorizzate alla produzione di mascherine sono 50 e solo una ha il via libera per la commercializzazione”.

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