Pressione fiscale? Programmare sul medio-lungo periodo

Federico Iadicicco, Presidente nazionale di Anpit, fa il punto sulla riforma fiscale 2023 e sull’impatto che potenzialmente avrà su piccole e micro imprese italiane.

Federico Iadicicco, Presidente nazionale di Anpit (Associazione Nazionale per l’Industria e il Terziario), fa il punto sulla riforma fiscale 2023 e sull’impatto che potenzialmente avrà su piccole e micro imprese italiane, raccontando inoltre quali sono le proposte di Anpit per un’ulteriore innovazione in materia fiscale.

In qualità di presidente di Anpit, come commenta la riforma fiscale 2023?
Come Anpit diamo un giudizio positivo sul Governo in merito alla riforma, perché finalmente si ragiona in termini strutturali nell’ottica di un riassetto complessivo del sistema fiscale del Paese andando a ridurre la pressione fiscale sulle persone e sulle imprese. Attraverso il nostro centro studi Articolo ’46 abbiamo effettuato un’analisi sul sistema dei bonus quantificando in 162 miliardi di euro complessivi – tra interventi spot e incentivi vari – la grande mole di risorse pubbliche impiegate negli ultimi 10 anni.
Lo studio non contesta la funzione vantaggiosa che in alcuni casi i bonus hanno esercitato sulla disponibilità reddituale dei singoli, ma è un fatto evidente che non hanno rappresentato una reale e tangibile occasione di sviluppo e di crescita della ricchezza interna. Se invece fossero stati utilizzati per una programmazione di medio-lungo periodo avremmo già risolto il problema della pressione fiscale in Italia.

Quale impatto crede che avrà sulle piccole e micro imprese italiane?
La doppia aliquota Ires sicuramente potrebbe agevolare le imprese virtuose che scelgono di investire parte degli utili. Importante sarà, nei decreti attuativi, individuare quali saranno gli investimenti qualificati che possono fare la differenza per le piccole e micro imprese che hanno necessità e prospettive diverse rispetto alle grandi aziende. In generale, la riduzione dell’Irpef potrebbe liberare il reddito disponibile e quindi aumentare i consumi e incrementare i profitti, sostenendo così le imprese.

Quali sono le proposte di Anpit per una riforma fiscale strutturale?
In aggiunta a quanto già sviluppato dal Governo, sull’Irpef proponiamo un passaggio strutturale ad un sistema a tre scaglioni, accorpando i primi due scaglioni con una riduzione dell’aliquota al 22%; il secondo scaglione con una riduzione dell’aliquota al 32%, il terzo scaglione – oltre i 50mila euro di reddito – manterrebbe l’invarianza dell’aliquota. In una fase successiva proponiamo la riduzione di due punti per il secondo scaglione, di un punto per l’aliquota del terzo fino ad arrivare a regime con un intervento che conduca anche il terzo scaglione ad un massimo del 40%.
Infine, chiediamo l’abolizione dell’Irap, l’abbattimento dell’Ires attraverso una completa detassazione dell’utile reinvestito. Su queste proposte abbiamo elaborato un documento che abbiamo inviato al Governo.

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