La crisi “medievale” dell’avvocatura

C’è un dato, all’interno della relazione del presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2022, che fa particolarmente riflettere, anche se è passato perlopiù in sordina.

C’è un dato, all’interno della relazione del presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2022, che fa particolarmente riflettere, anche se è passato perlopiù in sordina.

Ed è quello sulle cancellazioni degli avvocati dall’albo nel 2021: 664, record di sempre. Il che impatta sull’andamento degli iscritti all’albo, in crescita di sole 198 unità rispetto al 2020. Dal 1990 a oggi, non si è mai verificata una crescita così bassa per quanto riguarda l’Ordine degli avvocati di Milano.

A questo aggiungiamo il numero più basso degli ultimi cinque anni per quanto riguarda le iscrizioni al registro dei praticanti (1.085) e il quadro è completo. La fuga dalla professione forense ha toccato anche la piazza milanese, una delle più ambite degli avvocati che sognano di entrare nel mondo dorato degli studi legali d’affari o comunque di varcare le austere porte del Tribunale di Milano.
Si tratta di una crisi che parte da lontano e che l’avvocatura non è riuscita a intercettare, sempre più lontana dal mondo reale e dalle problematiche che affrontano quotidianamente professioniste e professionisti e sempre più chiusa e arroccata su posizioni di retroguardia. «La crisi dell’avvocatura ricorda quella medievale dell’Età dei Comuni, quando un florilegio di entità fu collettivamente inaridito dall’incapacità di costituire insieme un’espressione unitaria», ha affermato Nardo nella sua relazione.

Ed è il punto focale di un’autocritica che deve investire la categoria, rafforzata dall’uscita dall’impasse del Consiglio nazionale forense, con l’elezione di Maria Masi alla presidenza. Ora, come dire, le scuse (se mai potessero essere accettate) sono finite: la categoria torni a contare nelle “stanze dei bottoni” della politica nelle riforme che contano, ammesso e non concesso che non sia già troppo tardi.

Certo poi, anche i più ottimisti sul futuro dell’avvocatura sono costretti a ricredersi quando leggono di iniziative come quella presa dall’Organismo congressuale forense, che valuta “l’istituzione di una Scuola di Formazione Politica da attuare attraverso la costituzione di una apposita Fondazione”.

Iniziativa che ha già ricevuto la piena bocciatura da parte di diversi ordini forensi, contrari nel merito e nel metodo. Ecco, se il buongiorno, per questo 2022, si vede dal mattino…

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