Come funzionano gli strumenti di cessione degli Npl

In tre anni le banche dovranno liberarsi di 60 miliardi
di crediti deteriorati. E le modalità migliori sono…

Nei prossimi tre anni i dieci principali istituti di credito smobilizzeranno 60 miliardi di euro di crediti deteriorati. Gli strumenti più utilizzati e che al momento stanno dando i migliori risultati sono la cessione di singole posizioni a investitori terzi tramite asta competitiva e la realizzazione di un’operazione di cartolarizzazione assistita da garanzia dello Stato per i titoli senior (Gacs).
[auth href=”https://www.lefonti.legal/registrazione/” text=”Per leggere l’intero articolo devi essere un utente registrato.
Clicca qui per registrarti gratis adesso o esegui il login per continuare.”]Ma come si struttura un’operazione di cessione del credito e qual è il ruolo dell’advisor legale? Lo hanno spiegato a Le Fonti Legal gli studi legali al momento più coinvolti dalle banche nelle operazioni di riduzione dei crediti deteriorati. Affermando che allo studio legale, nel corso dell’operazione, spetta la selezione dei dati da rendere disponibili nel processo di due diligence del portafoglio, il delineamento del processo di asta competitiva insieme al financial advisor, la predisposizione del contratto di cessione “base” proposto ai partecipanti all’asta e la successiva negoziazione del contratto di compravendita con l’aggiudicatario.

Giuseppe Sacchi Lodispoto
, partner di BonelliErede, sottolinea come, tra gli strumenti utilizzati per la cessione dei crediti, diverse banche abbiano, negli ultimi anni, «concluso accordo di partnership con operatori terzi e professionali, in base ai quali la banca: cede al proprio partner la propria piattaforma per la gestione dei crediti deteriorati, e si impegna ad affidare al proprio partner la gestione di una determinata percentuale delle proprie sofferenze attuali o future. Questi accordi, pur non riducendo le masse di crediti deteriorati, dovrebbero portare a una loro miglior gestione». Riguardo i vantaggi e le criticità degli strumenti di cessione degli Npl, secondo Sacchi Lodispoto «la cessione di singole posizioni o portafogli di posizioni permette, tra l’altro, alla banca di: uscire completamente dall’investimento, e cedere non solo i crediti in sofferenza, ma anche altre categorie di crediti deteriorati. La cartolarizzazione assistita da garanzia Gacs è una operazione più ambiziosa, limitata ai crediti in sofferenza, ma che permette di smobilizzare in una sola volta grandi masse di crediti deteriorati». «Il ruolo dello studio legale», continua il partner di BonelliErede, «è quello di assistere la banca, o l’acquirente, in tutte le fasi dell’operazione, sotto un profilo negoziale, regolamentare e fiscale; lo studio deve quindi avere tutte e tre queste competenze, nonché esperienza dei “precedenti” costituiti dalle pregresse operazioni di questo genere. Lo studio è coinvolto nella fase di strutturazione, di organizzazione dell’eventuale asta e di negoziazione con i diversi soggetti coinvolti nell’operazione».Secondo Stefano Sennhauser, senior partner di Allen & Overy, gli strumenti più utilizzati dalle banche per lo smobilizzo dei crediti deteriorati sono al momento due: «il primo, e maggiormente utilizzato, consiste nella vendita di portafogli a investitori professionali tramite aste competitive organizzate dalla banche e dagli advisor specializzati. Il secondo è quello della cartolarizzazione pubblica con il supporto della Gacs». Riguardo vantaggi e criticità degli strumenti, Sennhauser sottolinea che «la struttura normalmente scelta nella quasi totalità dei casi è l’acquisto del portafoglio di Npl tramite un veicolo di cartolarizzazione. Questa struttura presenta numerosi vantaggi, come previsto dalla Legge 130. I miglioramenti recentemente apportati alla legge si sono dimostrati utili. Nonostante alcune criticità ancora irrisolte, le ulteriori modifiche attualmente al vaglio del legislatore, dovrebbero incentivare ulteriormente l’uso di questo strumento». «Una banca ha diverse opzioni per lo smobilizzo dei portafogli di crediti deteriorati, quali ad esempio, la vendita one-to-one, il procedimento di asta competitiva e la cartolarizzazione con il supporto della Gacs», continua Sennhauser, «il fattore che accomuna queste diverse possibilità è sicuramente l’analisi preventiva ed approfondita del portafoglio da dismettere. Il ruolo dello studio legale è diverso a seconda della parte assistita: se assiste la banca cedente, lo studio dovrà prestare assistenza nel selezionare i dati da rendere disponibili nel processo di due diligence del portafoglio, nel delineare il processo di asta competitiva insieme al financial advisor, nella predisposizione del contratto di cessione “base” proposto ai partecipanti all’asta e nella successiva negoziazione del contratto di compravendita con l’aggiudicatario. Lo studio legale che assiste l’arranger invece dovrà strutturare l’operazione da un punto di vista legale ed assistere nell’eventuale finanziamento ponte». «Gli avvocati dell’acquirente», prosegue Sennhauser, «anche in caso di asta competitiva, dovranno invece assistere il proprio cliente nel processo di due diligence del portafoglio, nella formulazione dei termini dell’offerta, nella negoziazione dei contratti e infine nella definizione della struttura scelta per finanziare il prezzo d’acquisto, struttura da implementare in tempi rapidi se il cliente risulta aggiudicatario della gara. Ovviamente ci sono moltissime variabili a quanto esposto sopra. Ad esempio in caso di smobilizzo di un portafoglio di crediti immobiliari deteriorati, potrebbe essere opportuno implementare strutture di Reoco e ottimizzarne l’interazione con la cartolarizzazione».

Per Maria Elena Cannazza, partner di Lombardi Segni e associati, «gli strumenti utilizzati nella prassi di mercato per la riduzione dei crediti deteriorati sono tipicamente differenziati in funzione del diverso grado di “esternalizzazione” adottato dalla banca originator e, in particolare, possono essere ricondotti a due macro categorie a seconda che le relative posizioni restino di titolarità della banca originator o, in alternativa, siano “de-consolidate” tramite operazioni di “true sale”. Rientra nella prima categoria la gestione delle posizioni deteriorate realizzata dalla banca originator tramite funzioni di workout interne, tipicamente utilizzate con riguardo ai clienti di particolari dimensioni o settori e alle posizioni unlikely-to-pay per le quali l’obiettivo primario della banca originator è il ritorno in bonis. Laddove si tratti invece di posizioni “in sofferenza”, non è infrequente il ricorso da parte della banca originator a servicer esterni, specializzati nelle tradizionali attività di incasso e recupero del credito, di prassi realizzate con riguardo a portafogli di dimensioni e granularità tali da poter beneficiare di economie di scala». «I sistemi di gestione riconducibili a tale prima categoria», prosegue Cannazza, «possono essere vantaggiosi per la banca originator in quanto consentono riprese di valore e riduzione delle rettifiche degli asset, oltre a un potenziale miglioramento del set documentale e informativo delle posizioni gestite, in termini di disponibilità, grado di accuratezza e aggiornamento dei dati relativi alle posizioni gestite, nonché la sistematizzazione e informatizzazione dei dati.
Ne deriva, inoltre, un maggior grado di efficienza nella gestione delle posizioni e, in caso di successiva cessione, una possibile riduzione dei tempi di definizione delle trattative con i potenziali clienti e un pricing potenzialmente più alto in favore della banca cedente». «Presentano tuttavia taluni profili di criticità, connessi in primo luogo all’assorbimento di capitale regolamentare a fronte dei rischi sottesi alle posizioni deteriorate presenti nei bilanci della banca», spiega Cannazza, «la gestione “interna”, inoltre, coinvolge molte aree di operatività, richiedendo idonee competenze specialistiche, e comportano l’utilizzo di ingenti risorse umane e tecnologiche da parte della banca. Tali criticità, unitamente ai vantaggi connessi alle operazioni di “de-consolidamento”, inducono ad adottare strumenti di riduzione dei crediti deteriorati tramite operazioni di cessione».
Per quanto riguarda i vantaggi per la banca, «gli strumenti di cessione degli npl sono tipicamente riconducibili agli schemi di dismissione tramite true-sale nelle quali gli npl vengono trasferiti direttamente agli investitori finali o, in alternativa, a spv di cartolarizzazione o “bad bank”», afferma la partner di Lombardi Segni e associati, «i vantaggi per la banca tipicamente connessi a operazioni di cessione degli Npl  sono riconducibili, inter alia, all’alleggerimento dei requisiti di vigilanza prudenziale conseguenti al deconsolidamento degli npl a seguito dell’operazione di “true-sale”, nonché alla possibilità per la banca cedente di beneficiare di un miglioramento del coefficiente di liquidità e dei margini di redditività, con conseguenti vantaggi anche sul piano patrimoniale. Al contempo, le operazioni di disinvestimento comportano tuttavia un’immediata contabilizzazione di una perdita per la banca cedente corrispondente alla differenza negativa tra il valore di libro delle posizioni cedute e il prezzo pagato dal cessionario».

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