M&A Ecco gli studi più introdotti

BonelliErede con 60 operazioni da oltre 100 miliardi di euro è in testa al ranking
Le Fonti Legal delle insegne che hanno fatto più affari nel merger&acquisition.
Seguono Gianni Origoni Grippo Cappelli & partners e Molinari e associati.
Gli altri…

BonelliErede guida la classifica dell’m&a. Lo studio, nell’ultimo anno, ha infatti seguito 60 operazioni per un controvalore pari a circa 100 miliardi di euro. Su tutte, il deal Luxottica, dove un team multidiciplinare di avvocati, guidati da Sergio Erede, ha seguito l’azienda nella maxi-fusione da 50 miliardi di euro con il gruppo francese Essilor, annunciata a inizio 2017.
[auth href=”https://www.lefonti.legal/registrazione/” text=”Per leggere l’intero articolo devi essere un utente registrato.
Clicca qui per registrarti gratis adesso o esegui il login per continuare.”]A seguire, nella graduatoria stilata dal centro studi di Le Fonti Legal sulla base delle operazioni dichiarate dagli studi legali più attivi nel merger & acquisition negli ultimi 12 mesi, Gianni Origoni Grippo Cappelli & partners, che ha gestito deal per oltre 20 miliardi di euro, con in testa l’operazione Atlantia da 16,3 miliardi.
Il team di Gop, guidato da Francesco Gianni e Renato Giallombardo, ha assistito la società del settore infrastrutture quotata in Italia in relazione all’offerta pubblica volontaria di acquisto di Alberti Infraestructuras, società quotata in Spagna.
Chiude il podio Molinari e associati, che ha gestito dieci deal per oltre sei miliardi di euro con, su tutte, la fusione Banca Popolare di Milano con Banco Popolare, dove lo studio ha seguito la Banca Popolare di Milano con un team guidato da Ugo Molinari. La fusione ha comportato la costituzione di Banco Bpm e la trasformazione da banca popolare a società per azioni.
La ricognizione di Le Fonti Legal ha rilevato anche l’andamento del settore delle fusioni e acquisizioni dal punto di vista degli studi legali, che hanno incrementato notevolmente gli affari rispetto a un anno fa. Da un lato, l’ultimo rapporto Mergermarket, relativo ai primi nove mesi del 2017, ha visto incrementi del giro d’affari degli studi con sede in Italia di decine di miliardi di euro: da Legance, a Dla Piper, Jones Day, Cms, Linklaters, che hanno gestito operazioni con un controvalore di oltre il mille per cento in più rispetto ai primi nove mesi del 2016. Dall’altro lato, gli stessi avvocati d’affari hanno evidenziato una forte ripresa delle operazioni di m&a sia da parte di trade buyers che di sponsor finanziari.

BonelliErede «Dopo un inizio d’anno abbastanza debole», afferma Umberto Nicodano, «si è registrato un andamento molto buono del mercato guidato da un sentiment positivo sul paese e da un contesto macroeconomico estremamente favorevole. Si è registrata una forte ripresa delle operazioni di m&a sia da parte di trade buyers che di sponsor finanziari e un andamento positivo anche del capital market. Particolarmente rilevante il fenomeno delle Spac che, fondendo aspetti di capital market e di m&a, si sono poste e si pongono in concorrenza con i fondi di private equity su alcune delle più belle realtà industriali italiane. Si sta sviluppando anche nel nostro paese il ricorso al contenzioso quale strumento da utilizzare nelle operazioni di m&a di mercato; le operazioni di questo tipo richiedono competenze miste di societario, civile e giudiziale che pochissimi studi sono in grado di offrire. Si sono anche viste, ed è un segnale confortante di forza della nostra industria, operazioni di m&a condotte o tentate all’estero da primarie imprese italiane: si pensi, fra le altre, all’Opa di Atlantia su Abertis, all’acquisizione francese di Fincantieri, alle operazioni internazionali di Lavazza e alla recentissima acquisizione del gruppo Usa General Cable da parte di Prysmian». «Nel 2017», continua Nicodano, «abbiamo assistito a una significativa crescita degli investimenti cross-border della quale avevamo già visto le prime avvisaglie nella seconda parte del 2016. Meno rilevanti le operazioni Italia su Italia se si escludono quelle nel settore bancario. Rimane fortissimo l’interesse per il nostro paese da parte degli investitori cinesi. Emblematici gli investimenti nelle squadre di calcio milanesi così come il recentissimo acquisto di Easote da parte di diversi investitori riuniti in una sorta di club deal. Dopo un lungo periodo di assenza dovuto soprattutto alla stasi economica del loro paese, sono tornati ad investire in Italia i grandi gruppi industriali giapponesi, primo fra tutti Hitachi. Anche le aziende americane sono state particolarmente attive nel nostro paese. Fra gli investitori europei rimane alto il numero di operazioni condotte da aziende francesi, in primis Vivendi e Amundi». Riguardo i settori in cui si sono sviluppate le maggiori operazioni di m&a, secondo Nicodano «l’anno è stato segnato dal processo di consolidamento del settore bancario seguito alle note situazioni di crisi. L’acquisto della Popolare di Vicenza da parte di Intesa San Paolo, l’acquisizione delle Casse di Cesena, Rimini e San Miniato da parte di Credit Agricole, quella di Banca Marche, Etruria e Cari Chieti da parte del gruppo Ubi così come l’acquisizione di Banca Intermobiliare da parte del fondo Attestor. Numerosissime anche le operazioni relative a crediti deteriorati che sconfinano spesso in operazioni di m&a. Sempre nel settore finanziario spiccano l’acquisizione di Banca Leonardo da parte di Indosuez e quella di Albertini Sim da parte di Ersel. Abbiamo registrato un forte interesse per le opportunità di acquisizione nel settore farmaceutico e life sciences in generale, oltre che per le aziende italiane in possesso di solidi patrimoni di tecnologia. Si veda fra tutte l’acquisizione di Surfaces Technologies Abrasives da parte del fondo Astorg. Grande attenzione anche per le operazioni nei settore dell’energia e  infrastrutturale; in particolare il settore del fotovoltaico ha visto l’accelerazione di un marcato processo di consolidamento. Al contrario, dopo anni di attività quasi frenetica, ha un po’ segnato il passo il settore del fashion complice anche un certo rallentamento delle dinamiche di mercato: dopo la vendita di Golden Goose a inizio anno, abbiamo dovuto attendere fino all’autunno inoltrato per vedere l’acquisto di una minoranza in Mr. & Mrs. Italy da parte del fondo cinese Hony Capital. La scelta dello studio di presidiare i settori merceologici con gruppi di lavoro fortemente specializzati e in grado di comprendere le specifiche problematiche dei vari settori, si sta rivelando vincente e trova conferma nell’ottima performance registrata nel 2017». Sulle prospettive di crescita per il 2018, Nicodano sottolinea che «il quadro macroeconomico permane positivo anche se l’avvicinarsi delle elezioni politiche di fine legislatura fa presagire un periodo di incertezza specie se l’esito elettorale fosse tale da non consentire la formazione di un nuovo esecutivo. Al netto delle incertezze di sistema, è ragionevole prevedere un 2018 abbastanza allineato all’anno che si sta per chiudere».

Lombardi Segni e associati A parere di Stefano Nanni Costa, nel 2017 «il mercato è stato molto attivo, con un elevato numero di operazioni sebbene di valore complessivo assoluto leggermente inferiore al 2016. Un primo dato importante è il numero e il valore di operazioni che hanno coinvolto soggetti italiani e controparti straniere, in netto aumento anche per effetto di dismissioni di controllate estere da parte di società nazionali. Da questo punto di vista, si può affermare che tutti i paesi più forti sia a livello comunitario (Francia, Olanda) che extra-comunitario (USA e Cina) si sono decisamente orientati su investimenti in Italia. E questo è un dato positivo, se si considera che, parallelamente, è anche incrementato il numero e il valore di deal totalmente domestici». Riguardo i settori più in crescita, Nanni Costa individua «servizi finanziari, infrastrutture, agro-alimentare, lusso, turismo», mentre per il 2018 «i risultati dell’anno ci dicono che stiamo vivendo un momento favorevole per l’attività di m&a, che pare potersi protrarre anche l’anno prossimo».

Molinari e associati Secondo Marinella Ciaccio «dal punto di vista dell’m&a in Italia stiamo assistendo negli ultimi tempi ad una decisa ripresa. L’andamento nel 2017 ha registrato una lieve riduzione nel valore delle transazioni rispetto all’anno precedente ma il numero delle operazioni è cresciuto confermando quindi il trend positivo e la vivacità del mercato». «Gli investitori esteri», prosegue Ciaccio, «continuano a guardare con interesse all’Italia e hanno avuto una rilevante incidenza della ripresa del settore. Negli ultimi anni, abbiamo assistito principalmente fondi americani e inglesi il cui interesse è rivolto in particolare alle pmi che operano nei settori che maggiormente caratterizzano in nostro paese quali la ricettività, il cibo e il lusso. Abbiamo visto inoltre crescere l’interesse nel settore medicale e biomedicale oltre che nel settore finanziario nei quali ci sembra confermato l’andamento positivo già avviato negli ultimi anni». «Già negli ultimi mesi del 2017», conclude Ciaccio, «abbiamo rilevato un crescente fermento nel settore dell’m&a che porterà verosimilmente al perfezionamento di importanti operazioni nel 2018. Riteniamo quindi che anche nel 2018 sarà confermato il trend positivo, grazie anche alle migliori prospettive di crescita del paese».

Pavia e Ansaldo, negli ultimi 12 mesi, ha seguito 24 operazioni per un controvalore pari a due miliardi di euro. A parere di Stefano Bianchi, managing partner dello studio, «il mercato è stato vivace e caratterizzato da un significativo numero di operazioni che confermano l’interesse degli investitori, in particolare esteri, nei confronti delle aziende italiane. In termini di valore, è preponderante il peso dei deal cross-border; in termini di numero, le operazioni domestiche equivalgono a quelle cross-border. Si registra tra gli investitori un crescente interesse verso l’Italia del Far East, pur rimanendo di gran lunga prevalente il ruolo degli investitori europei e, in minor misura, statunitensi». Riguardo le prospettive di crescita del settore nel 2018, «l’auspicio è che le eccellenze italiane continuino ad attrarre investimenti per sostenere la loro crescita dimensionale; nel contempo è altresì auspicabile che i maggiori player italiani si rafforzino con acquisizioni mirate all’estero, per rendersi competitivi sullo scenario mondiale, dove sono ormai straordinariamente attivi anche i gruppi asiatici, anzitutto cinesi».

Pedersoli studio legale
Ascanio Cribario sottolinea come «dopo il rallentamento subito negli ultimi mesi del 2016 dettato prevalentemente da eventi socio politici importanti che hanno determinato uno scenario di incertezza e che hanno influenzato anche i primi mesi 2017, abbiamo assistito ad un anno molto interessante e vivace. Ancora una volta si è dimostrato l’interesse degli investitori esteri verso gli asset italiani a partire dal settore dei servizi finanziari a quello industriale e tecnologico specie per gli investitori asiatici. In crescita anche operazioni all’interno del mercato domestico dove le piccole-medie aziende si sono rivelate molto attive. Fatti salvi i deal di natura industriale, i soggetti più attivi sono stati i fondi di private equity e, in minor misura, ma sempre molto attivi anche i family office. I family office infatti sembrano essere più flessibili e disponibili anche a fare investimenti di minoranza e con una prospettiva di più lungo periodo, assicurandosi nel breve adeguati ritorni attraverso le politiche distributive dei dividendi delle società in cui investono». Riguardo il peso delle operazioni cross border sullo sviluppo del settore, secondo Cribario «la scena è stata dominata essenzialmente dalle grandi operazioni in-bound nel settore industriale ancora in fase di completamento. Tra i paesi maggiormente interessati ad investire in Italia troviamo: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina e India». «Il trend domestico», continua il partner di Pedersoli studio legale, «è stato caratterizzato dal fermento e la spinta al consolidamento nei settori bancario e dei servizi finanziari. Tra le operazioni in questi ambiti si sono viste acquisizioni vere e proprie di banche e intermediari, ma anche operazioni su npl. Più in generale, il lusso, la tecnologia e comunque il made in Italy si confermano i settori che maggiormente attraggano gli investitori esteri. I fondi italiani invece si sono focalizzati più su quelle imprese che hanno alto potenziale di internazionalizzazione e di ulteriore crescita sia organica sia attraverso operazioni di “add on” in Italia e all’estero». «In prospettiva», conclude Cribario, «auspichiamo che continui il trend positivo e che ripartano i processi di consolidamento dimensionale nei settore chiave del Made in Italy come la meccanica, il food, il fashion, che consentirebbero di accelerare il percorso di recupero di competitività e valorizzare le risorse paese».

Gatti Pavesi Bianchi
Altro studio protagonista dell’m&a di questi ultimi 12 mesi è Gatti Pavesi Bianchi, con 35 operazioni seguite per un controvalore di cinque miliardi di euro. Secondo Gianni Martoglia, equity partner dello studio, «il mercato m&a italiano nel primo semestre del 2017 ha subito un arretramento rispetto allo stesso dato del 2016, probabilmente a causa dell’assenza di grandi operazioni. È aumentato il numero di operazioni, segnalando un trend positivo per il mercato m&a in Italia, con i dati che segnano un +20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In generale c’è interesse in crescita degli investitori esteri di diversi Paesi verso gli asset italiani». Per quanto riguarda i settori, i «financial services e il settore meccatronico anche nel 2017 sono stati protagonisti di alcune delle principali operazioni di m&a, oltre che il mondo del food e del fashion che confermano il trend positivo incominciato nel 2016”. Sulle prospettive, per Martoglia è plausibile «un’ulteriore spinta/crescita per il 2018, grazie anche ai Pir che hanno favorito la raccolta di capitali di imprenditori italiani da dedicare alla crescita delle pmi».

Allen & Overy
Giovanni Gazzaniga afferma che «abbiamo assistito a un ulteriore incremento delle operazioni m&a in Italia, in particolare con l’annuncio di alcuni mega-deal, ad esempio la fusione Essilor e Luxottica e la gara Atlantia per il controllo di Abertis, ma anche con una crescita delle operazioni nel settore mid-market». Sul peso delle operazioni cross border sul mercato dell’m&a, Gazzaniga sottolinea come «le operazioni cross border con investitori e acquirenti stranieri interessati a target italiane hanno sempre un peso assai rilevante nell’m&a italiano; in particolare nel 2017 abbiamo assistito ad un ritorno degli investitori cinesi e giapponesi». I settori in cui si stanno sviluppando maggiormente le operazioni di fusione e acquisizione, secondo il partner di Allen & Overy, sono quello industriale mid market, il made in Italy come moda e lusso, food & beverages, automotive e design, real estate e npl, energia e infrastrutture. «Il 2018», continua Gazzaniga, «si prospetta un altro anno forte per il mercato m&a in Italia. L’incertezza legata agli esiti delle elezioni politiche in Italia potrebbe avere un impatto negativo sulla fiducia degli investitori nella stabilità del sistema politico, economico e finanziario dell’Italia; il timore da noi percepito negli investitori stranieri è legato all’eventualità di una prevalenza alle urne dei partiti cosiddetti “populisti” che potrebbero portare ad un atteggiamento meno favorevole agli investitori».

Gattai Minoli Agostinelli & Partners Bruno Gattai, managing partner, afferma che «il mercato è sicuramente attivo.
I fondi hanno tanta liquidità da investire ma i prezzi si sono alzati rendendo più difficili le vendite. Notevole, sia per l’attività dei fondi internazionali sia per quella di strategici per la maggior parte provenienti da Usa e Cina». «Quest’anno», continua Gattai, «vi è stata attività in tutti i settori e non solo nei classici italiani, come lusso, fashion e food o in settori dove il consolidamento viene incentivato, come nei financial services, e questo è un ottimo segnale di ripresa».

Nunziante Magrone
Gianmarco Mileni Munari spiega che «in questi 12 mesi il mercato dell’m&a ha visto un rinnovato fermento in Italia ma ci aspettiamo ancora una forte crescita per il 2018. Possiamo definire quello che si sta chiudendo, come un anno “preparatorio” per delle operazioni complesse che si definiranno solo nel 2018. Le operazioni cross border hanno avuto un peso dominante nel 2017, abbiamo notato un particolare interesse da parte della Cina e della Germania. È da notare anche la presenza di investitori spagnoli nel settore turistico italiano». «Negli scorsi 24 mesi», prosegue Mileni Munari, «abbiamo seguito operazioni di m&a prevalentemente nel settore turistico, energetico, dei trasporti. Siamo stati inoltre anche advisor di una start up operante nel settore dello sport e dei prodotti di bellezza, aiutandoli nella definizione delle modalità di ingresso nel capitale di soci privati». Quanto alle prospettive, a parere di Mileni Munari «nel 2018 il settore meccanico rappresenterà ancora una industria molto interessante per le operazioni di m&a. Il paese conta su delle aziende leader in settori molto di nicchia che potrebbero essere oggetto di importanti operazioni. Notiamo anche movimenti nel settore turistico/alberghiero».

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