Riforma, “mix di tradizione e innovazione”

Continuità con la giurisprudenza passata da un lato, apertura a nuovi principi interni che si affiancano a quelli europei, dall’altro.

Continuità con la giurisprudenza passata da un lato, apertura a nuovi principi interni che si affiancano a quelli europei, dall’altro. Domenico Gentile, socio fondatore dello Studio Legale Malinconico&Gentile espone la propria visione della riforma sugli appalti, che considera «un mix di tradizione e innovazione».

Da cosa è nata l’esigenza di riformare la normativa?
Il codice del 2016 non ha dato buona prova di sé; in fase di recepimento delle direttive del 2014, vuoi per fattori contingenti, vuoi per indicazione delle stesse direttive, prevalse una logica di prevenzione della corruzione. Un déjà-vu dei tempi della Merloni, quando in piena tangentopoli s’imponeva il massimo ribasso come criterio selettivo per contenere la discrezionalità. Anche dopo il varo del codice del 2016 ci volle l’intervento della Plenaria per scongiurare un ritorno al passato, ai criteri automatici di aggiudicazione. Altre criticità sono state rinvenute nella durata eccessiva delle gare, nel difetto di competenze, nella mancata attuazione delle norme sulla qualificazione delle stazioni appaltanti e nel mancato decollo del partenariato pubblico/privato.
In questo stato di cose è intervenuta la crisi economica da Covid, che ha stimolato dapprima singoli interventi correttivi e poi una riforma di più ampio respiro, inclusa tra i milestone del PNRR.

Qual è, fra tutte, la novità che impatterà maggiormente nel settore appalti?
La disciplina contenuta nello schema di codice approvato è un mix di tradizione e innovazione.
Da un lato, viene recepita la giurisprudenza formatasi in questi anni; dall’altro, sono per la prima volta enucleati in apertura dei principi che fanno da guida all’interprete.
È questo l’aspetto più originale, che riporta al centro della scena il bene, l’opera o il servizio da acquisire, in un rapporto di mezzo (la procedura) a fine (l’acquisto) sin troppo a lungo vissuto a parti invertite. Oltre a questa novità (un po’ enfaticamente detta “principio del risultato”, essendo noto che tutti gli appalti danno luogo a obbligazioni di risultato), a fare da guida all’interprete saranno i princìpi di buona fede, correttezza, tutela dell’affidamento e autoresponsabilità, che lasciano ben sperare su un definitivo riequilibrio della posizione delle parti, fermo il carattere autoritativo delle scelte della P.A. in corso di procedura.

Che tipo di consulenza offre lo Studio in tema di appalti?
Altra caratteristica del nuovo codice è il suo carattere multidisciplinare, che deriva dalla composizione mista della commissione che ha elaborato lo schema. Come Studio ci prepariamo ad affrontare la sfida con un notevole ampliamento dei servizi offerti. Dopo l’unione del 2020 con Carlo Malinconico, è in fase di lancio WEGAL, una nuova realtà associativa che riunisce alcune tra le più importanti boutique legali, specializzate nel diritto d’impresa a tutto tondo e che ha l’ambizione di poter competere ad armi pari, quantomeno per qualità dell’assistenza, con le più importanti law-firm internazionali operative nel nostro paese.

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