Nella società odierna, sempre più immersa nel digitale, i dati personali rivestono un ruolo cruciale. Come sottolinea Pasquale Stanzione, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, questi rappresentano frammenti essenziali della nostra identità e libertà. Ogni volta che compiamo un’azione online, come un semplice clic, consegniamo una parte importante di noi stessi alla rete, rischiando di alimentare fenomeni come il monitoraggio digitale o la profilazione invasiva.
Essere consapevoli della propria identità significa affrontare con attenzione le nuove tecnologie, evitando superficialità e disattenzione nella protezione dei dati personali. È in questo contesto che l’Autorità Garante ha compiuto, negli ultimi 25 anni, un percorso significativo. Partendo dalla tutela della riservatezza individuale, è passata a promuovere un controllo consapevole dei propri dati, un aspetto fondamentale per il mantenimento della democrazia. Questo implica vigilare sull’uso delle piattaforme tecnologiche, spesso invasive, e sull’influenza di poteri privati, inclusi gli algoritmi, che possono escludere l’intervento umano nelle decisioni.
“La protezione dati, oggi, ha anche questo compito: costruire e promuovere la civiltà digitale, quale vero obiettivo di un’innovazione che non sia regressiva sul piano dei diritti e delle libertà. Un obiettivo per il quale è necessaria la collaborazione di tutti: è la grande sfida che lanciamo alle istituzioni, ai cittadini, alle imprese. In una parola al Paese tutto, nella sua vocazione più autenticamente europea, perché lo straordinario diritto che il Garante tutela è un patrimonio, inestimabile, di ciascuno”.
Questo tema assume un’importanza particolare per i giovani, che, spesso con leggerezza, si approcciano alle tecnologie digitali senza comprendere appieno i rischi connessi. Condividere una foto o un messaggio in rete può avere conseguenze molto gravi, alimentando fenomeni come il cyberbullismo o il revenge porn, con esiti tragici che purtroppo osserviamo quotidianamente.
La soluzione? Un’educazione digitale graduale e mirata, una sorta di “paideia” moderna, che promuova la cultura della privacy fin dalle giovani generazioni. Proprio in questa direzione, l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha firmato un protocollo di collaborazione con la Rai, con l’obiettivo di diffondere questa consapevolezza. L’iniziativa punta a sensibilizzare soprattutto i giovani, rendendoli capaci di cogliere i vantaggi delle tecnologie digitali, ma anche di riconoscerne e gestirne i rischi.