Adeguare i prezzi, investire in formazione

Giuseppe Franco Ferrari, titolare dello Studio GF Ferrari & Partners, mette in luce le mancanze del vecchio Codice degli Appalti, le esigenze che ne hanno determinato la riforma e le criticità del settore nei prossimi mesi. Una possibile soluzione? Adeguare i prezzi e investire nella formazione dei funzionari pubblici.

A suo avviso da cosa è nata l’esigenza di riformare la normativa?
Sono numerose le ragioni che hanno reso necessario ripensare il corpus normativo degli appalti pubblici. Sul piano formale e strutturale, il Codice del 2016 è nato con un difetto di fondo: la non completa autoapplicabilità. Il testo rimanda spesso a fonti regolamentari di varia natura e ad atti di soft law, risultando talvolta disorganico.
Tuttavia, credo che la principale causa della necessità di riforma debba essere ricercata nella recente situazione emergenziale e in altri eventi straordinari che hanno indotto a ripensare la struttura stessa delle procedure di aggiudicazione.
Si pensi al cosiddetto decreto Genova, che ha consentito di ottenere in tempi brevi un’opera pubblica fondamentale attraverso un iter pressoché integralmente in deroga rispetto all’ordinario, o al decreto “sbloccacantieri”, che ha introdotto deroghe temporanee sperimentali, via via prorogate nel tempo.
A ciò si sono aggiunti i numerosi interventi di epoca pandemica, che nel 2020 hanno creato un vero e proprio procedimento parallelo a quello stabilito dal Codice. È evidente che nel corso degli anni la disciplina dei contratti pubblici si è stratificata in modo confuso e disorganico, contribuendo a creare incertezza a scapito del settore stesso degli appalti e ciò ha reso pressante l’esigenza di dare chiarezza e organicità al sistema, di semplificare le procedure per renderle più snelle ed efficienti.

Qual è, fra tutte, la novità che secondo lei impatterà maggiormente nel settore appalti?
Forse le novità di maggiore impatto sul settore degli appalti saranno quelle relative alla ridefinizione delle procedure sotto soglia, al subappalto e, dato il momento, alla revisione dei prezzi.
Per le procedure di valore inferiore alla soglia comunitaria, il codice in corso di adozione intende sostanzialmente stabilizzare la disciplina emergenziale introdotta con il d.l. 76/2020, ampliando la possibilità di ricorrere ad affidamenti diretti e a procedure semplificate. Il subappalto, già inciso dal d.l. 77/2021 che aveva soppresso i limiti quantitativi, è in procinto di essere ulteriormente uniformato alla disciplina europea, con l’introduzione del c.d. subappalto a cascata.
Le clausole di adeguamento dei prezzi vengono previste come obbligatorie. Da ultimo, l’appalto integrato, prima in generale vietato, dovrebbe essere riammesso a determinate condizioni, connesse alle caratteristiche dell’opera.

Quali saranno gli sviluppi del settore e le criticità nei prossimi mesi?
L’incremento repentino dei prezzi, in particolare dei costi delle materie prime e dei materiali da costruzione ha comportato la frequente inadeguatezza dei quadri economici degli appalti pubblici, disincentivando la partecipazione alle procedure, vanificando la concorrenza, ed esponendo le Amministrazioni al rischio di appaltare a prezzi fuori mercato, con tutte le ripercussioni del caso nella fase esecutiva del contratto.
Una soluzione potrebbe essere rappresentata dalla previsione di meccanismi più o meno automatici di adeguamento dei prezzi: ciò implica, però, anche una maggior flessibilità delle procedure contabili e di spesa delle stazioni appaltanti.
Vi sono, poi, le questioni legate alle lungaggini procedurali, che richiederebbero di essere affrontate anche nell’ottica dell’efficienza e professionalizzazione dei funzionari pubblici da adibire alle procedure selettive. Si tratta di spendere in formazione; le riforme a costo zero troppo spesso rimangono inattuate.
Ciò detto, è indubbio che gli sviluppi del settore, nei prossimi anni, sono quelli che possono trovare linee di finanziamento nell’ambito del PNRR e del PNIEC. Le sfide sono quelle ambientali, dell’efficientamento degli edifici pubblici, della mobilità cittadina ed extraurbana, della rigenerazione urbana, dello sviluppo di città sempre più intelligenti. Vi sarà spazio anche per progetti di ampia portata. Si pensi alle prossime olimpiadi invernali, che potrebbero rappresentare un’opportunità.

Che tipo di consulenza offre la sua realtà in tema di appalti?
Lo Studio si occupa da sempre di appalti pubblici. L’impegno è quello di fornire un aiuto concreto a tutti i player del settore, con un approccio pragmatico, ancorato a solide basi teoriche e supportato dal costante aggiornamento, sostenuto anche da una produzione dottrinale su questi temi.
Assistiamo sia i privati sia le stazioni appaltanti: queste ultime durante tutte le fasi della procedura, dalla redazione della lex specialis, alla consulenza in fase di gara, sino all’aggiudicazione. Partners dello studio hanno fatto parte di commissioni di aggiudicazione, quali membri esperti.
Per le imprese ci occupiamo, in campo stragiudiziale, di fornire assistenza per la formulazione dell’offerta, nonché nella fase eventuale di interlocuzione finalizzata a scongiurare provvedimenti pregiudizievoli da parte della stazione appaltante.
Vi è poi l’attività di assistenza giudiziale per le imprese e per le stazioni appaltanti, sia in sede amministrativistica, sulle procedure di gara, sia in sede civilistica, sulle questioni relative all’esecuzione del contratto. Lo Studio ha inoltre maturato una solida esperienza in procedure arbitrali o di accordo bonario previste dal Codice appalti. Abbiamo altresì consolidato una notevole esperienza assistendo gli operatori economici in procedimenti sanzionatori di competenza dell’ANAC e di altre Autorità.
In sintesi, nel campo degli appalti lo Studio svolge un servizio a tutto tondo per i clienti sia privati sia pubblici, dedicando alle loro esigenze un’assistenza personalizzata, nell’ottica delle funzioni che deve svolgere una boutique come la nostra.

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