Legge 231 a tutela del patrimonio culturale

Chiara Padovani, fondatrice dello Studio Legale Padovani, illustra le ultime novità in materia di compliance e la risposta delle imprese alle necessità di adeguamento ai modelli 231.

Quali sono le principali novità in materia di responsabilità ex d.lgs. 231/2001 dal punto di vista del diritto penale?
Lo scorso marzo è entrata in vigore la L. n. 22/22 che ha esteso il catalogo dei reati presupposto della responsabilità degli enti ai delitti contro il patrimonio culturale. Tale riforma si è resa necessaria in considerazione dell’elevato numero di beni culturali presenti nel nostro Paese e della tutela agli stessi riservata dall’art. 9 della Costituzione. Sul versante prasseologico, vi è stata la prima condanna dell’ente per il reato di dichiarazione fraudolenta ex art. 25 quinquiesdecies, D.Lgs. n. 231/2001. La Suprema Corte ha ritenuto integrato il delitto de quo nel caso di un’impresa che aveva simulato l’esistenza di un appalto per mascherare un contratto di somministrazione illecita di manodopera, con conseguente utilizzo in dichiarazione di una fattura soggettivamente inesistente.

Quali le maggiori criticità che stanno riscontrando le imprese nell’applicazione dei modelli 231 e quale ruolo riveste l’OdV?
Come noto, i modelli 231 constano di procedure e protocolli la cui capillarità e modulazione tendono a ‘ingessare’ anche le più corroborate prassi aziendali. Entro questo perimetro si colloca l’attività dell’OdV che, al fine di assicurare l’effettività del sistema di prevenzione, sollecita verifiche e approfondimenti che possono rappresentare una remora per operatori, processi decisionali e attività produttive. Non di meno, si tratta di “ricadute” irrinunciabili per l’impresa che voglia tutelarsi da eventuali addebiti di responsabilità ex crimine. Il ruolo dell’OdV è a tal fine centrale e insostituibile: fungendo da fulcro tra una struttura normativa complessa e l’attività propria dell’ente, non solo deve vigilare sulla corrispondenza delle condotte in concreto tenute dal personale alle regole formali del Mogc, ma al contempo contribuire alla loro effettiva capacità preventiva sollecitando aggiornamenti e/o azioni correttive al manifestarsi di novità legislative o di eventuali criticità nell’applicazione delle cautele ante delictum.

Come sta procedendo l’adeguamento delle imprese italiane ai modelli 231?
In veste di Presidente di OdV ho potuto constatare una crescente sensibilità delle società alla materia della compliance 231. Tale interesse si traduce, in concreto, nella attenta analisi che il management riserva alle informative trasmesse dall’OdV nel caso di ampliamenti e/o modifiche al corpus del D.lgs. 231/2001, così come nel tempestivo adeguamento del Mogc e dei suoi protocolli all’irrompere di tali novità. In generale, nel panorama nazionale si riscontra una netta distinzione tra le grandi aziende, anche multinazionali, e le imprese più piccole: mentre le prime hanno compreso sin da subito l’importanza di dotarsi di un sistema 231, le pmi sono ancora restìe ad adeguarsi ai Modelli 231, vuoi perché temono che tale attività determini un dispendio economico non necessario, vuoi perché “soffrono” l’intervento di un corpus estraneo (quale è, in parte, l’OdV) alle vicende aziendali.

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