Il nuovo ruolo dei responsabili delle risorse umane

Per i responsabili risorse umane la nuova sfida consiste nel saper ricoprire il nuovo ruolo chiave che hanno assunto nel corso della Pandemia all’interno dell’organizzazione aziendale. In particolare, per un club di calcio di primo livello diventa fondamentale saper scegliere le risorse giuste da inserire all’interno per far decollare il brand. Ne è convinta Agata Frigerio, Human Resources Director di A.C. Milan, intervistata da Le Fonti Legal sulle prossime sfide per i responsabili delle risorse umane, i quali oggi sono diventati protagonisti nel processo aziendale visto che il valore di un’azienda si misura nelle persone che ci lavorano. Per questo, il dipartimento risorse umane è oggi impegnato nella ricerca di talenti che possano valorizzare ancora di più uno dei primi club a livello internazionale, sportivo, corporate e di fatturato, con un importante progetto stadio in ballo.
A oggi, A.C. Milan vanta oltre 200 dipendenti, con una sensibile crescita rispetto a quattro anni fa, quando erano 140, a testimoniana di una politica di investimento che il club sta portando avanti. Frigerio ha raccontato anche i due anni di Pandemia, con l’implementazione dello smart working, per il quale però già esisteva una pianificazione condivisa con i sindacati.

Come sono stati questi due anni di Pandemia per il dipartimento risorse umane?
L’impegno profuso in questi due anni di Pandemia per noi è stato decisamente importante. Anche perché, facendo parte del mondo del calcio, il tutto si è riversato nella gestione degli eventi sportivi, che si sono interrotti solo da marzo a maggio 2020. Per la direzione Hr è stata un’importante occasione di crescita, con l’accentramento di alcune attività che ha fatto sì che la funzione sia diventata ancora più importante per il funzionamento aziendale, nella gestione delle relazioni e nell’implementazione dello smart working. Tra l’altro, il Milan è stato l’unico club che aveva già un piano di smart working approvato dai sindacati, con la possibilità di effettuare due giorni di lavoro a distanza al mese. Ovviamente, con la Pandemia il tutto è stato accentuato, per cui ci siamo dovuti organizzare anche con i colleghi IT per far sì che si potesse lavorare da casa.

Oggi cosa è rimasto e come siete organizzati?
Avendo la funzione Hr assunto un ruolo centrale nell’azienda, oggi ci viene richiesto di rispettare questo ruolo, facendo da arbitro rispetto al funzionamento e all’organizzazione di alcuni processi. La Pandemia ci ha insegnato che ci sono molteplici modalità di lavoro, con strumenti che esistevano già prima ma che non sono mai stati utilizzati e che oggi consentono a tutti di lavorare da ovunque. A livello psicologico, però, è indubbio che la Pandemia abbia lasciato degli strascichi importanti. Come dipendenti del Milan, fino al 30 giugno vige l’obbligo di presenza in ufficio tre giorni su cinque, escludendo il giorno della partita. Poi, avendo il contratto in scadenza, stiamo dialogando con i sindacati in vista del 2022-2023, valutando se mantenere lo smart working due giorni al mese o meno, cercando di accontentare sia coloro che vorrebbero continuare a poter lavorare da remoto, sia la nostra posizione che vede la relazione in presenza comunque come fondamentale. Le migliori relazioni si costruiscono di fronte alla macchinetta del caffè, dal mio punto di vista. Per cui si tratta di trovare il giusto mix.

Che tipo di rapporto avete con i sindacati?
Con i sindacati abbiamo un ottimo rapporto, abbiamo instaurato un dialogo e un approccio proattivo e li vediamo come stakeholder dell’azienda.

Quali le prossime sfide di A.C. Milan dal punto di vista delle risorse umane?
Per quanto riguarda le prossime sfide, gli Hr sono diventati protagonisti del processo aziendale, laddove il valore di un’azienda si misura nelle persone che lavorano all’interno. Sulle persone si costruisce infatti il presente e il future, per cui dobbiamo andare alla ricerca di risorse che comprendano l’importanza di lavorare nel nostro ambiente, con amore e passione. Attraverso questo percorso, si riesce a far sì che il brand e l’azienda decollino. Dobbiamo quindi sempre orientarci al coinvolgimento dei migliori talenti sul mercato, forti della consapevolezza della centralità della persona all’interno dell’azienda. La nostra sfida è quindi quella di riuscire a valorizzare le persone al nostro interno, di trovare le risorse rispondenti alle sfide che l’azienda si pone, considerando il fatto che siamo tra i primi club a livello internazionale, sportivo, corporate e di fatturato, con un progetto stadio in cui crediamo molto. A oggi siamo oltre 200 persone, mentre quattro anni fa eravamo 140, a testimonianza di quanto stiamo investendo, a differenza di tanti altri club. Una squadra di calcio offre tanto a livello di emozioni, significa lavorare dal 31 gennaio al 31 dicembre, con una eco importante a livello mediatico. Bisogna quindi essere capaci di trovare le persone giuste, sapendole scegliere.

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