Crisi inflazionistica e impatto sulle imprese

Ruggero Bertelli, Professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Siena, espone la sua visione sulla crisi inflazionistica e sugli scenari che attendono il sistema bancario nel prossimo futuro.

In che modo le vicende internazionali stanno impattando nello scenario finanziario?
Il movimento dei tassi di interesse al quale stiamo assistendo può essere solo in parte attribuito alla guerra e alle conseguenti tensioni internazionali. Il fenomeno inflazionistico e il rialzo dei prezzi energetici e delle materie prime è iniziato prima. È l’effetto collaterale di politiche monetarie e fiscali coordinate ed iper-espansive adottate in tutto il mondo. Ricordo la copertina dell’Economist del 12 dicembre 2020 (Will Inflation Return?).
Detto questo, quando i tassi di interesse salgono all’improvviso e in modo aggressivo gli effetti negativi della “trasformazione delle scadenze” e delle svalutazioni degli attivi sono forti e impattano sui bilanci degli intermediari, sugli attivi delle assicurazioni, dei fondi pensione, delle casse pensionistiche. Tutte le operazioni “a leva” sono in difficoltà, quindi anche i fondi alternativi ne possono risentire. Questa fase di rialzi di tassi e di conseguente ritorno alla normalità fa soffrire, ma è anche la benvenuta. Lavorare con tassi nominali negativi deve essere un fenomeno temporaneo. Credo però che il rialzo dei tassi sia in fase di esaurimento.

Qual è il ruolo del sistema finanziario per il rilancio del nostro Paese?
Il ritorno dell’inflazione e tassi di interesse coerenti con il nuovo scenario (ma non necessariamente positivi in termini reali), richiedono da parte degli investitori comportamenti adeguati. Il rallentamento economico e l’eventuale recessione (che pare ormai scontata) sono fenomeni noti, durante i quali ci sono evidenti opportunità di investimento. Il nostro Paese affronta la crisi inflazionistica in una posizione completamente diversa rispetto ai terribili anni ottanta, quelli della lira debole e dell’inflazione idiosincratica. Ma ci sono forti vincoli che derivano dall’equilibrio dei conti pubblici. Le nostre imprese stanno investendo molto sulla sostenibilità e hanno bisogno di fi nanziatori lungimiranti. Intermediari e mercati sono complementari e devono poter agire per il finanziamento delle imprese senza contare sulle protezioni pubbliche, in un contesto nel quale le risorse del PNRR possono, però, fare la differenza.

A suo avviso, quali saranno le prossime sfide del sistema bancario?
È auspicabile che le banche trovino la forza per fare prestiti raccogliendo a tassi positivi. La fabbrica bancaria deve tornare a funzionare in modo regolare, progressivamente, senza finanziamenti a tasso negativo da parte di Banca Centrale e senza poter contare su aumenti dei prezzi dei valori mobiliari privi di rischio di credito. Il rialzo dei tassi comporta il recupero del margine di interesse, a patto che la banca continui a fare credito alle imprese. Il “sistema bancario” è un concetto che oggi deve essere interpretato in termini settoriali, composto da imprese regolamentate in competizione tra di loro. Queste particolari imprese fanno “sistema” quando si fidano le une delle altre, rafforzando la liquidità e così allontanando le crisi evitabili.

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