Consulenti gratis per la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.
Lo prevede il regolamento approvato oggi dallo stesso organismo che recepisce l’emendamento presentato dal presidente della Commissione Bilancio del Senato Daniele Pesco (M5s), secondo cui i collaboratori esterni della Commissione “prestano la propria attività, di norma, a titolo gratuito, fatto salvo il rimborso delle spese”.
Una norma che ha destato la protesta del mondo professionale, che si è appellato alla legge sull’equo compenso per le prestazioni degli iscritti agli ordini e collegi professionali. L’Ufficio di presidenza della Commissione può comunque deliberare “la corresponsione di un’indennità”, al posto del rimborso spese, il cui ammontare “non può superare, nel massimo, l’importo” del rimborso spese stesso, ma per le professioni si tratta di un attacco a una norma che non può essere messa in discussione.
Secondo il Comitato Unitario delle Professioni (Cup) e la Rete Professioni Tecniche (Rpt), “si tratta di un principio, ormai consolidato nell’ordinamento italiano, che non può essere messo in discussione. Specialmente in questo periodo critico per la nostra economia, mettere in ulteriore difficoltà i lavoratori autonomi è gravissimo”, affermano i responsabili dei due Organismi, Armando Zambrano (Rpt) e Marina Calderone (Cup). “Non è giusto infatti sostenere che possano esservi dei lavoratori, dei professionisti, a cui venga imposto di prestare la propria opera gratuitamente. Tutti hanno diritto di trarre dal proprio lavoro i mezzi per il sostentamento per sé e per la propria famiglia”.
Secondo Giorgio Luchetta, vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, “il legislatore, contraddicendo se stesso, ha ammesso la possibilità di consulenze gratuite prestate per un organo costituzionale. Il rischio è che, d’ora in avanti, tutte le prestazioni professionali saranno meno tutelate. Una prospettiva contro la quale ci batteremo con tutte le nostre forze”.
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Studio Paci punta sull’internazionalizzazione ed entra nel Network Adam Global
2 anni agoStudio Paci, fondato nel 2004 dal Dott. Leonardo Paci e con sede nel centro di Milano, entra nel Network di Adam Global, una delle più grandi reti multidisciplinari al mondo, composta da membri indipendenti di studi legali, contabili e di consulenza.
L’obiettivo del Network è di facilitare il business tra paesi con un unico punto di contatto, autorizzando ugualmente i clienti e i membri ad accedere a informazioni e competenze diversificate attraverso un approccio innovativo e personalizzato.
Attraverso la rete, infatti, possono dialogare oltre 3.000 professionisti di oltre 70 paesi, in 5 continenti, per condividere informazioni e assistere i propri clienti ad espandersi e stabilire le loro attività all’estero in modo sicuro e controllato.
“Siamo molto onorati di essere stati scelti da Adam Global come rappresentante esclusivo per l’Italia” commenta il Dott. Paci, “Crediamo, infatti, che nell’era della globalizzazione sia sempre più importante anche per le piccole e medie imprese avere un respiro internazionale, e noi con Adam Global possiamo offrire questa opportunità contando su una rete di professionisti altamente qualificati”.
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Dagli avvocati un pacchetto di proposte contro l’emergenza Covid-19
11 mesi agoGli ordini degli avvocati uniscono le forze contro l’emergenza Covid-19.
Inviando al governo un documento di proposte per il sostegno all’avvocatura. Lo hanno messo a punto i presidenti degli ordini degli avvocati di Roma (Anotonino Galletti), di Milano (Vinicio Nardo), di Napoli (Antonio Tafuri), di Palermo (Giovanni Immordino).
Eccole nel dettaglio:
- Accelerazione dei tempi dei pagamenti delle fatture relative ai compensi professionali spettanti ai difensori delle parti ammesse al patrocinio a spese dello Stato e ai difensori di ufficio di imputati irreperibili o insolvibili, con riconoscimento della possibilità, per il difensore che abbia ottenuto la liquidazione, di compensare gli importi vantati con i contributi previdenziali dovuti a Cassa Forense e con diritto da parte della Cassa di recuperare tali importi detraendoli dalle imposte dovute.
- Implementazione del Fondo per il reddito di ultima istanza previsto e disciplinato dall’art. 44 del DL 18/2020 Cura Italia, a sostegno del reddito dei professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria con la sollecita approvazione del regolamento interministeriale (Lavoro/MEF) che ne consenta immediatamente l’accesso.
- Estensione della moratoria sui finanziamenti prevista dall’art. 56 del DL Cura Italia per le PMI anche a beneficio dei professionisti nell’ottica doverosa di un’interpretazione estensiva eurounitaria della medesima disposizione.
- Previsione di un meccanismo di recupero fiscale per il periodo di contrazione dell’attività non svolta a valere sui redditi 2020 (dichiarazione 2021).
- Interventi sul mancato volume di vendita dei servizi professionali parificato a quello che sarà stabilito per gli altri settori produttivi (industria, servizi bancari e altro).
- Eliminazione, almeno per l’anno in corso, del pagamento IRAP.
- Riconoscimento di un credito d’imposta ai locatori degli immobili ad uso studio professionale, attribuendo nell’immediato uno sconto di pari importo nei canoni locatizi pagati dai professionisti-conduttori.
- Previsione per tutti gli avvocati in condizioni di fragilità (per reddito, malattia o età) della fruizione di un importo fisso a titolo di indennità per il periodo di durata dei provvedimenti emergenziali in essere.
- Cessione pro soluto dei crediti che gli Avvocati Italiani hanno nei confronti dello Stato per le prestazioni rese in regime di patrocinio a spese dello Stato e già liquidate, rispristinando il meccanismo dell’anticipazione delle Poste Italiane abolito nel 2006.
- Istituzione di strumenti straordinari di credito agevolati, sia quanto alle condizioni finanziarie sia quanto alla valutazione del rischio, eventualmente anche a sconto dei crediti che gli Avvocati vantino nei confronti dei rispettivi clienti.
- Adozione di misure necessarie di carattere assistenziale a sostegno della genitorialità ed a sostegno degli Avvocati che saranno chiamati ad assistere i familiari colpiti (in via indiretta o diretta) dall’emergenza sanitaria.
- Riduzione dell’aliquota fiscale sugli investimenti a carico della Cassa Forense (26%), parificandola a quella riconosciuta ai fondi pensione (20%) per almeno due anni, in modo da consentire di liberare risorse in favore dell’Avvocatura.
- Riduzione temporanea della garanzia di equilibrio finanziario della gestione previdenziale di Cassa Forense, attualmente demandato a bilanci tecnici riferiti ad un arco temporale di 50 anni (all’art. 24 c. 24 DL 201/2011), per consentire all’Ente di disporre di maggiori risorse da destinare all’assistenza degli avvocati in questo periodo emergenziale.
- Accelerazione dei tempi per l’approvazione da parte dei Ministeri Vigilanti delle modifiche ai regolamenti di Cassa Forense, necessarie per rendere possibile la destinazione di maggiori risorse all’assistenza.
- Defiscalizzazione dei contributi per gli interventi assistenziali di Cassa Forense.
- Attuazione urgente delle varie proposte formulate dall’Associazione degli Enti di Previdenza Privati-ADEPP per fare fronte alle esigenze degli iscritti e immediata operatività dell’intesa sottoscritta tra ADEPP e Cassa Depositi e Prestiti per consentire ai liberi professionisti di beneficiare di uno strumento finanziario in grado di facilitare l’accesso al credito, a costi più bassi, di importo superiore e senza garanzie aggiuntive, tramite il finanziamento garantito dal Fondo PMI.
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Made in Italy, affari a stelle e strisce
1 anno agoAnche il “made in Italy” dovrà fare i conti con la politica commerciale protezionistica americana. Per il momento, però, a dispetto degli annunci, l’amministrazione Trump non ha ancora implementato dazi su prodotti italiani. D’altra parte, colpendo il made in Italy, verrebbe posto un freno a un canale privilegiato che da anni caratterizza il rapporto commerciale tra Italia e Stati Uniti e che è in costante crescita.
Gli ultimi numeri parlano infatti di un incremento del 115,3 per cento dell’export italiano dal 2003 al 2018, e del 119,2% per quanto riguarda le esportazioni Usa verso l’Italia. Tra il 2014 e il 2018, inoltre l’aumento dell’export su entrambi i versanti è stato tra il 30 e il 36,3%. Per quanto riguarda i prodotti, i motori principali delle esportazioni verso gli Usa sono le 3F, che da sempre caratterizzano il made in Italy: food (che pesa per il 9,4% che equivale a 5,1 miliardi di dollari), fashion (9,5% per 5,2 miliardi), furniture (2,3% per 1,2 miliardi). In totale, le 3F pesano per il 21,2% sulle esportazioni per un valore equivalente a 11,6 miliardi di dollari. Sono gli ultimi dati resi noti a Le Fonti Legal dalla American Chamber of Commerce in Italy (Amcham), istituzione chiave per le imprese che puntano a fare business sull’asse Italia-Usa con cui Le Fonti ha sviluppato una partnership esclusiva per la realizzazione della serie “Us Talks American Corporate Leaders in Italy”, format di approfondimento sul mondo del business americano, che andrà in onda in diretta streaming su Le Fonti TV. Abbiamo seguito anche l’assemblea annuale dei soci, uno degli appuntamenti più importanti dell’anno per Amcham, in occasione della quale viene approvato il bilancio e nominate le nuove cariche sociali. A margine dell’evento, ai microfoni di Le Fonti TV, sono intervenuti i protagonisti, a partire da Paolo Ceresa, senior business advisor Amcham ed esperto in tema di internazionalizzazione verso gli Usa, per illustrare qual è la ricetta che deve seguire un’impresa per avere successo sul mercato a stelle e strisce.
Quali le maggiori opportunità sul mercato americano per le aziende italiane?
Le opportunità ci sono in quasi tutti i settori, è necessario però che l’azienda italiana sia preparata per affrontare un mercato grande e complesso dal punto di vista dell’investimento, sia in termini di personale, sia economico. L’approccio, poi, dipende dai settori: è diverso se la distribuzione riguarda materiale tecnologico, abbigliamento o prodotti agroalimentari. L’imprenditore deve comprendere poi che il mercato non è omogeneo, ci sono 50 stati che si comportano a volte in modo totalmente differente, per cui serve prontezza ed elasticità per affrontare le richieste e le necessità peculiari di ogni stato. In caso di prodotti agroalimentari, infatti, ci possono essere zone dove il prodotto è più apprezzato, altre che non lo richiedono per una diversa cultura alimentare. Anche per i prodotti industriali vale lo stesso discorso.
Quindi come si deve comportare l’imprenditore?
Deve fare uno studio sui comportamenti di acquisto e vedere quali sono le zone dove il prodotto che intende distribuire è più apprezzato. Se si tratta di prodotti consumer, sarà necessario cercare operatori che importano i prodotti nei singoli stati o che li vendono direttamente come negozianti. In caso di prodotti agroalimentari, l’interlocutore può essere direttamente il negoziante, ma se si tratta di vino il passaggio diventa diverso: i distributore o l’importatore deve avere la licenza per poter vendere il prodotto al venditore finale.Quali sono i settori che stanno andando meglio, sempre sull’asse Italia-Usa?
I macchinari industriali sono in forte crescita negli ultimi due anni e stanno viaggiando a doppia cifra. L’agroalimentare va sempre bene, così come il vino. A dispetto di quanto si possa pensare, gli Stati Uniti, in termini di tecnologia per macchinari industriali, sono più indietro rispetto a noi, per cui apprezzano i prodotti tecnologicamente più avanzati. Ci sono poi delle procedure burocratiche da rispettare per entrare nel mercato Usa, certificazioni necessarie per i macchinari, ma anche per i prodotti alcolici: si tratta di prassi necessarie da svolgere prima dell’invio dei prodotti. Inoltre, per chi decide di investire sul mercato aprendo un ufficio o una unità produttiva, è necessario verificare quali siano gli incentivi che ogni stato offre e che sono basati sostanzialmente sul numero di dipendenti americani che vengono assunti nell’arco di uno, due o tre anni: si tratta di incentivi fiscali ma anche sull’acquisto di macchinari o sulla formazione dei dipendenti.Qual è il trend delle aziende italiane che decidono di aprire una unit negli Usa?
Negli ultimi due anni abbiamo assistito a una crescita importante di aziende italiane che puntano a stabilirsi negli Usa, dovuta in particolare alle nuove normative fiscali. Inoltre, se si apre una unità produttiva, i prodotti diventano “made in Usa” e non vengono sottoposti ai dazi commerciali.Che impatto sta avendo la politica commerciale di Trump nei confronti di Cina e Ue sugli scambi Italia-Usa?
Al momento, per quanto riguarda l’Italia, non è ancora stato messo in atto nulla. Molti imprenditori, però, si stanno tutelando e una strategia alternativa può essere quella di aprire una unità produttiva in loco.
Certo, per i prodotti legati all’agroalimentare questo non può essere fatto.Che ruolo svolge, in questo senso, la Camera di commercio americana?
La Camera di commercio assiste le imprese italiane che hanno progetti di investimento negli Usa, attraverso un’attività consulenziale che riguarda l’ammontare dell’investimento, gli incentivi, il costo del personale, delle utilities e così via. Offriamo all’imprenditore la possibilità di farsi un’idea chiara su costi e tempi dell’investimento, su cosa fare, dove andare e soprattutto su cosa non fare. Viene inizialmente svolta una due diligence approfondita che riguarda il tipo di prodotto da esportare e il processo industriale. Viene poi elaborato un report con tutte le informazioni necessarie. La costituzione materiale dell’impresa chiaramente non possiamo farla noi, ma forniamo informazioni sulle tipologie societarie più convenienti, i livelli di tassazione a seconda dello stato di riferimento, considerando che gli Usa hanno un sistema di tassazione di tipo federale.Post Views: 95