Compliance e sostenibilità: un binomio inscindibile

L’approccio ad una corretta compliance assume, in un periodo in cui i temi ESG sono diventati di fondamentale importanza per le aziende, un ruolo principale nelle agende delle imprese: Antonella Alfonsi, Founder di Alfonsi Legal & Compliance – Studio Legale, fa il punto sulle novità normative, sul legame tra compliance e sostenibilità e sul perché la compliance rappresenti un investimento necessario.

Quali sono le ultime novità normative in materia di compliance 231?
Il Legislatore continua ad aggiornare il D.Lgs. 231/2001 per ricordare alle aziende la necessità di operare in maniera lecita, trasparente e responsabile in diversi ambiti delle rispettive attività. Nello specifico, a seguito dell’entrata in vigore nel 2022 dei delitti contro il patrimonio culturale e del riciclaggio di beni culturali e devastazione e saccheggio di beni culturali e paesaggistici, nonché di alcune modifiche agli illeciti tributari in relazione alla punibilità a titolo di tentativo dei reati dichiarativi, nel 2023 il novero dei reati-presupposto è stato ampliato con il nuovo reato societario di “False o omesse dichiarazioni per il rilascio del certificato preliminare”, adempimento rilevante nell’ambito delle operazioni di fusione e di scissione a carattere transfrontaliero. Tuttavia, il D.Lgs. 24/2023 (c.d. Decreto Whistleblowing) – attuativo della Direttiva (UE) 2019/1937 – rappresenta la novità normativa più rilevante in tema di compliance, intervenendo sulla disciplina in materia di whistleblowing, tutelando in egual misura i soggetti che segnalano condotte illecite di cui siano venuti a conoscenza nel contesto lavorativo sia pubblico che privato. La norma opera essenzialmente su due livelli: impone agli enti pubblici e privati nuove regole relative alle procedure di segnalazione (canali interni) e assicura il ricorso anche a canali esterni (all’ANAC, quale ente di controllo, anche per i soggetti privati e la divulgazione pubblica) con garanzie di riservatezza e divieto di ritorsioni. La norma richiede dunque l’identificazione di un soggetto deputato a gestire il canale di segnalazione e la redazione di una policy che disciplini le caratteristiche del sistema adottato.

Oggi si parla molto di legame tra compliance e sostenibilità. In cosa consiste?
Compliance e sostenibilità rappresentano un binomio inscindibile: per conseguire gli obiettivi di sostenibilità un’azienda non può esimersi dall’osservanza della normativa. La compliance e la sostenibilità s’intrecciano richiedendo l’adozione di modelli organizzativi e di business integrati.
Gli standard ESG sono in parte sovrapponibili con i Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo di cui al D.Lgs. 231/2001 perché garantiscono i medesimi presidi di controllo: si pensi alla prevenzione degli illeciti ambientali, alla normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, alle misure di tutela e protezione per i lavoratori garantite dal sistema whistleblowing, alla prevenzione dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e all’adozione di un sistema di deleghe e procure per la corretta segregazione dei poteri e l’attuazione di un sistema di corporate governance. Il rispetto della compliance è elemento essenziale per le aziende per iniziare e proseguire il cammino verso un allineamento agli standard ESG.


Rispetto al periodo pre-Covid, come è cambiata la percezione della cultura della compliance da parte del tessuto imprenditoriale italiano? C’è qualcosa su cui sarebbe necessario intervenire?
Con la pandemia le aziende hanno dovuto gestire panorami inattesi quali interruzioni, imprevisti, nuovi rischi da contemperare con la continuità aziendale.
Con la fine della pandemia, le aziende che hanno investito nella trasformazione digitale hanno iniziato un percorso di crescita e di sviluppo. Mediante la digitalizzazione dei processi un’azienda è in grado gestire la propria operatività in modo trasparente, garantendo sicurezza e legalità.
L’incremento della tecnologia volto a semplificare l’operatività aziendale è di certo una delle principali lesson learned post covid. Innovazione tecnologica e digitalizzazione agevolano anche la compliance aziendale, garantendo una gestione integrata delle informazioni, una maggiore snellezza nelle attività di monitoraggio e controllo ed evitando sovrapposizioni o duplicazioni di verifiche. Si auspica, anche alla luce delle recenti evoluzioni sull’informatizzazione della Pubblica Amministrazione, un approccio organizzato delle aziende alla digitalizzazione, anche mediante il ricorso ad agevolazioni fiscali e contributi pubblici, per un’organizzazione efficiente e trasparente.

Quali sono i costi e i benefici della cultura della compliance nel contesto aziendale?
È importante che le aziende comprendano che la compliance rappresenta un investimento nel futuro dell’azienda.
Tale impegno, sicuramente sfidante, è comunque volto ad ottenere una serie di benefici, quali: la crescita della brand reputation, con una conseguente maggiore attrattività per clienti e fornitori attenti alle problematiche compliance/ESG; la retention delle risorse umane come conseguenza del miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e dell’adozione di politiche di welfare volte al benessere dei lavoratori; lo sviluppo di strategie e pratiche sostenibili, per la riduzione di sprechi e conseguente creazione di cost-saving; la minimizzazione di impatti negativi per l’ambiente in linea con gli obiettivi previsti dall’Agenda ONU 2030 per uno sviluppo sostenibile e con agli obiettivi per il 2030 dell’Unione Europea in materia di ambiente, energia e clima; nonché la prevenzione dei rischi connessi al mancato rispetto delle normative.
C’è anche da considerare che la cultura della compliance consente, d’altro canto, la possibilità di accedere a nuovi mercati e può agevolare l’accesso al credito da parte delle aziende più «virtuose» nel rispetto dei principi di compliance/ESG.

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