Cambiamenti climatici e regolamentazione nel nuovo report di Herbert Smith Freehills

 

Nella prima metà del 2019 sono state elaborate oltre 1.600 leggi e policy in materia di cambiamento climatico in 164 diverse giurisdizioni nel mondo – un aumento di 25 volte dal 1997, quando fu siglato il Protocollo di Kyoto. Questo significa che molte società sono potenzialmente esposte a rischi e costi legati ai cambiamenti climatici che, se non identificati, potrebbero danneggiarne il patrimonio e la reputazione.

 

Questi sono i temi oggetto di un report – primo nel suo genere – pubblicato da Herbert Smith Freehills il 26 settembre 2019 e intitolato ‘Climate Change: Succeed in a lower-carbon future’ (Cambiamenti climatici: come avere successo in un futuro a basso tasso di emissioni): di fatto una guida per le aziende, che mette in luce le pressioni politiche, normative e commerciali cui le società commerciali sono sottoposte a causa dei cambiamenti climatici ed esamina le opportunità per le imprese nella rotta verso un futuro a basso tasso di emissioni.

La nuova analisi di Herbert Smith Freehills parla di come e perché le aziende debbano attrezzarsi per affrontare i rischi cui sono esposte, ma evidenzia anche le opportunità per le imprese che saranno in grado di adeguare la propria organizzazione alle esigenze future, attraverso ad esempio il dialogo con i governi, le autorità regolatorie e le ONG; l’attuazione di una governance rigorosa; l’integrazione dei rischi legati al cambiamento climatico nelle normali attività di gestione e misurazione del rischio.

Il report evidenzia come le società possano crescere grazie all’innovazione e agli investimenti in nuove aree di attività, riuscendo così a prosperare in un futuro a basso tasso di emissioni.

Dal report emergono inoltre alcuni dati significativi:

-Prove crescenti dei danni causati dal cambiamento climatico stanno portando la questione sempre più in alto nell’agenda politica, con il conseguente proliferare di nuove leggi e normative in tutto il mondo.

-Vi è una mancanza di omogeneità nelle norme in materia di cambiamento climatico nel mondo, il che rende difficile per le società globali orientarsi tra le diverse regolamentazioni e rimanere al passo con i cambiamenti.

-Banche, investitori istituzionali, gestori patrimoniali, assicuratori e altri player del mercato finanziario si trovano a dover gestire pressioni da parte di azionisti e autorità di regolamentazione, per poter garantire che i fondi siano investiti in modo sicuro e che i flussi finanziari e assicurativi siano rivolti verso quelle aziende che investono in un futuro a basso tasso di emissioni.

-Le aziende dovrebbero cercare di rivedere e sottoporre a stress-test le proprie polizze assicurative contro rischi legati al cambiamento climatico, in modo da comprendere quali siano le migliori soluzioni offerte dal mercato assicurativo e assicurarsi che le proprie garanzie siano le più solide possibili.

-Le imprese dovrebbero anche considerare con attenzione, al rinnovo dei contratti, quali informazioni debbano essere fornite alle società di assicurazione in relazione all’impatto sul clima delle loro attività operative.

-Gli arbitrati e la mediazione internazionale si prospettano come il foro più naturale per la risoluzione delle controversie legate al cambiamento climatico, come già evidenziato dal sorgere di azioni legali mirate a influenzare il comportamento delle aziende del settore dell’energy.

-Le aziende che ricevono il maggior numero di denunce sono quelle statunitensi, mentre altrove le azioni legali sono per lo più rivolte ai governi e mirate ad ottenere un inasprimento delle politiche ambientali. Nel 2019, ad esempio, su 304 contenziosi iniziati al di fuori degli Stati Uniti, 278 sono stati rivolti contro governi e solo 26 nei confronti di società e persone fisiche.

Lo studio rileva come, con l’aumento dei controlli – determinato dalla crescente regolamentazione e agevolato dalla tecnologia – la trasparenza sia fondamentale per dare prova di compliance e ridurre il rischio di contenzioso. Il report fornisce inoltre linee guida alle clienti su come rendere il proprio business “future-proof” preparandosi ad un futuro a basso tasso di emissioni e assicurandosi che le proprie pratiche di gestione del rischio siano all’altezza delle sfide poste dai cambiamenti climatici.

“I rischi legati al cambiamento climatico vanno ben oltre l’aspetto prettamente ambientale. – ha dichiarato Silke Goldberg, Partner Herbert Smith Freehills – In questa analisi consideriamo le pressioni politiche, normative e commerciali originate dal cambiamento climatico, ed esaminiamo le opportunità per quelle aziende che avranno un ruolo trainante verso un futuro a basso tasso di emissioni”.

“I rischi legati al cambiamento climatico stanno aumentando per tutte le imprese, non solo per quelle che si muovono all’interno di settori produttivi ad elevato tasso di emissioni. – ha aggiunto Ben Rubinstein, Partner Herbert Smith Freehills – Tuttavia, le aziende in grado di valutare i rischi ed identificare aree in cui possono ridurre o addirittura eliminare l’impatto delle proprie attività sul clima, contribuiranno a un’economia prospera e sostenibile, oltre che alla propria sicurezza, crescita e redditività”.

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