Arbitrato, incentivi per attrarre investimenti

L’efficienza della giustizia civile passa non solo dallo smaltimento dell’arretrato e quindi dall’incentivazione della via stragiudiziale. Passa anche dal miglioramento, agli occhi degli investitori, dei cosiddetti strumenti di giustizia complementare, come l’arbitrato. A parlarne, con Le Fonti Legal, è il direttore generale della Camera Arbitrale di Milano, Stefano Azzali, che ha presentato le novità contenute nella proposta di riforma della giustizia su arbitrato e mediazione e illustrato l’andamento di questi due strumenti. La novità più importante del 2020 è infatti legata alla nascita di un nuovo servizio arbitrale CAM: l’arbitrato semplificato, entrato in vigore il 1° luglio 2020, che presenta vantaggi sia per la riduzione dei tempi del procedimento che dei costi. I costi sono ridotti del 30% circa, rispetto all’arbitrato ordinario, mentre la durata del procedimento è dimezzata: l’arbitro ha 3 mesi di tempo per depositare il lodo, rispetto ai 6 mesi della procedura ordinaria. Dal Report Annuale 2020 emergono inoltre dati statistici positivi in relazione all’attività del Servizio Arbitrato della Camera Arbitrale di Milano. Sono 120 le nuove domande depositate nel corso dell’anno di riferimento – dato in crescita del 18% rispetto al 2019. Quanto alla mediazione, invece, nel 2020 su 1.291 incontri di mediazione, il 90% è avvenuto on-line, con le modalità più innovative per gestire i conflitti. Se, da un lato, si registra un calo del 6% delle domande di mediazione depositate nell’anno di riferimento, dall’altro lato, l’efficienza del servizio di conciliazione resta alta. La percentuale di accordi conclusi tra le parti in lite è pari al 61% del totale dei procedimenti in cui le parti scelgono di sedersi al tavolo della mediazione dopo il primo incontro informativo. Altro elemento da considerare è la durata dei procedimenti di mediazione: nel 2020 il dato medio dei 100 giorni è in aumento rispetto ai 60 giorni del passato, incremento imputabile anch’esso alla limitata attività durante il primo trimestre di lockdown.

Uno dei punti cardine del Recovery Plan è il miglioramento dell’efficienza della giustizia civile. Come valuta, in questo senso, il progetto di riforma?
La riforma della giustizia civile ha una rilevanza enorme di per sé e per il sistema impresa, perché tocca la libertà delle persone giuridiche e dell’impresa. Nel momento in cui il ministro mette mano al comparto, quindi, diventa opportuno parlare anche di giustizia alternativa, o meglio complementare. Il giudice, a mio avviso, non va infatti sostituito, ma supportato e affiancato. Va comunque precisato che la normativa italiana, in materia di arbitrato, è di buon livello, per cui non c’è bisogno di una riforma organica, già intervenuta nel 2006. Poi, chiaramente i miglioramenti sono sempre possibili e auspicabili, non tanto in ottica deflattiva del contenzioso ma in chiave di attrazione degli investimenti. I grandi organismi internazionali, come la Banca Mondiale, affermano infatti che il malfunzionamento dei tribunali civili ha un impatto negativo sugli imprenditori e, di conseguenza, sul Pil. Alcuni degli interventi sull’arbitrato che abbiamo proposto sono stati recepiti dalla commissione Luiso e hanno l’obiettivo di dare un messaggio agli investitori e alle controparti straniere che il nostro paese è attraente anche perché l’arbitrato funziona. Quando un paese si candida per un grande evento internazionale, come può essere l’Expo o le Olimpiadi, tra i temi che vengono portati come elemento di attrazione c’è anche il funzionamento di una camera arbitrale e dell’arbitrato. Le modifiche proposte dalla Commissione vanno dunque in questa direzione, mentre altre hanno l’obiettivo di migliorare l’istituto di per sé. Per esempio, vogliamo introdurre l’obbligo, per l’arbitro, di dichiarare le circostanze che mettono in dubbio l’indipendenza. Può sembrare un’ovvietà, ma è un punto su cui si crea maggiore fiducia nello strumento. Inoltre, l’arbitrato societario è regolamentato per decreto, e chiediamo di riunire la disciplina all’interno del codice di procedura civile, in modo da avere una fonte unica giuridica. Serve poi un termine per l’impugnazione e l’introduzione di poteri cautelari per gli arbitri. Si tratta di interventi minimali, che però danno fiducia. Chiaramente non hanno un impatto in termini di efficacia deflattiva dei procedimenti, perché non si può pensare di risolvere 4,5 milioni di cause pendenti con l’arbitrato. L’obiettivo è fornire un servizio parallelo e complementare.

Come strumento deflattivo, abbiamo invece la mediazione civile. Che però in questi dieci anni non è mai decollata. Come si può incentivare?
La mediazione ha numeri e costi diversi rispetto all’arbitrato, per cui potrebbe avere realmente un grande impatto deflattivo. Noi facciamo 1.200 nuove mediazioni all’anno, contando che siamo 60 camere di commercio, se tutti ne facessero in media 1.000 saremmo a quota 60 mila. Quel che è vero è che in tanti non conoscono lo strumento, per di più osteggiato da una parte dell’avvocatura, che se si convincesse a sostenerlo passeremmo da 60 mila a numeri molto più importanti. Per la mediazione la Commissione Luiso ha esteso l’obbligatorietà, incentivando la mediazione delegata dal giudice ordinario, dove le percentuali di successo sono molto più alte. Bisogna poi rendere effettivi gli incentivi fiscali, che in realtà non sono mai stati applicati. Poi, c’è il tema delle tariffe. Sono troppo basse ed essendo uno strumento su base volontaria, compreso l’accordo, la qualità del mediatore è la chiave di volta, ancor più della qualità dell’istituzione stessa.

In che modo si può puntare sulla qualità dei mediatori?
Con la formazione, anzitutto, e pagandoli il giusto. Il mediatore lavora tantissimo e ha una responsabilità enorme, basti pensare ai contenziosi Vivendi Mediaset o Ilva Mittal, entrambi transitati da un tentativo di mediazione. Serve quindi mettere mano alle tariffe.

Buoni numeri sta raccogliendo lo strumento dell’arbitrato semplificato, che serve anche per abbattere i costi. In che modo sta funzionando?
Il tema dei costi dell’arbitrato va trattato con molta attenzione. Perché sulla base di questo “luogo comune” alcune istituzioni propongono tariffe inappropriate allo strumento. Abbiamo quindi cercato di trovare la via di mezzo tra la giusta remunerazione degli arbitri e la “convenienza” dello strumento. Si tratta di un equilibrio molto precario. L’arbitrato semplificato diciamo che responsabilizza un po’ tutti. Gli arbitri guadagnano meno ma le parti si impegnano a non allungare i tempi chiedendo, per esempio, di vedere anche 20 testimoni. Il tutto ovviamente senza rinunziare ai diritti fondamentali delle parti in causa. Diciamo che, secondo la mia esperienza, almeno la metà dei procedimenti potrebbero essere risolti in modo semplificato.

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