Pmi verso una cultura del rischio

Con il nuovo Codice della crisi d’impresa resta cruciale saper individuare in maniera tempestiva i segnali di allarme di uno squilibrio economico-finanziario.

Con il nuovo Codice della crisi d’impresa resta cruciale saper individuare in maniera tempestiva i segnali di allarme di uno squilibrio economico-finanziario. Soprattutto per le pmi, che sempre più spesso si affidano al risk manager per salvaguardare la continuità aziendale e valutare nuove opportunità di business. A spiegarlo è Carlo Cosimi, Presidente di Anra.

Come si inserisce la figura del risk manager all’interno di questo nuovo assetto normativo?
Il nuovo Codice della crisi d’impresa comporta per le pmi l’adozione immediata di un adeguato assetto organizzativo che tenga monitorato in maniera più efficace l’equilibrio economico e finanziario a valere nel tempo, quindi con una visione anche prospettica. La figura del risk manager potrà essere di grande aiuto come advisor per supportare l’imprenditore nell’individuare il set di indicatori di rischio da considerare per garantire le tempestive azioni correttive per salvaguardare la continuità aziendale e gli aspetti sociali della protezione dei posti di lavoro, che è uno degli obiettivi alla base di questa nuova normativa. Il risk manager, inoltre, potrà essere d’aiuto all’imprenditore in stato di crisi a dialogare meglio nella composizione negoziata della crisi con l’esperto nominato dalla Camera di Commercio dall’apposita lista, che potrà essere un esperto contabile (iscritto all’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili) o un avvocato sulla base delle indicazioni della Commissione camerale preposta.

A oggi come viene percepito e qual è il livello di diffusione del risk management nel tessuto imprenditoriale italiano?
I processi e la cultura del risk management si stanno diffondendo anche nel tessuto imprenditoriale delle pmi. Come Anra ce ne stiamo accorgendo dalla progressiva crescita di professionisti che lavorano con le pmi e dalla numerosità di iscritti ai nostri corsi di certificazione europea della professione che sono presi d’assalto da tantissimi giovani consulenti che sono distribuiti su tutto il territorio nazionale. Normativa a parte gli imprenditori hanno sempre più consapevolezza di aver bisogno di un advisor, una figura che li aiuti a comprendere in questi contesti di eventi sistemici il profilo di rischio delle proprie attività e della propria organizzazione, facendo emergere come fattori di rischio le proprie debolezze ma anche come punti di forza le eventuali opportunità da cogliere.

Ritiene che serva fare di più per diffondere la cultura del rischio aziendale? Se sì, in che modo?
Assolutamente sì. Noi come Anra abbiamo nella nostra missione associativa la diffusione della cultura e delle metodologie di risk management. Siamo da tempo impegnati nel cercare di sensibilizzare il mondo delle pmi e nei prossimi mesi lanceremo iniziative di sensibilizzazione e formazione “ad hoc”. Sempre di più le pmi impegnate nelle grandi filiere di fornitura delle grandi aziende clienti devono garantire stabilità e affidabilità economico finanziaria e spesso vengono coinvolte dalle stesse grandi aziende per lo sviluppo di tematiche legate agli obiettivi Esg e di continuità aziendale. Le pmi del futuro continueranno ad essere medio-piccole nelle dimensioni ma dovranno pensare da grande azienda ed avere alla guida imprenditori illuminati.

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