Lo Studio Legale Fidanzia Gigliola, con i soci avvocati Sergio Fidanzia e Angelo Gigliola, ha ottenuto una rilevante vittoria in Consiglio di Stato per conto di Danieli & C. Officine Meccaniche S.p.A., nel complesso contenzioso contro DRI D’Italia S.p.A., società interamente controllata da Invitalia. L’oggetto del ricorso riguardava l’annullamento dell’aggiudicazione e dell’intera procedura di gara pubblica da circa un miliardo di euro, relativa alla realizzazione di un impianto di preridotto alimentato a idrogeno verde da installarsi presso lo stabilimento dell’ex Ilva di Taranto.
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Il contesto: appalto per impianto a idrogeno verde a Taranto
La gara, indetta da DRI D’Italia, mirava alla costruzione di un impianto innovativo per la produzione di preridotto tramite idrogeno verde, con una capacità produttiva stimata in 2 milioni di tonnellate annue. Il progetto rientra nel piano di riconversione green dell’ex Ilva, volto a decarbonizzare il polo siderurgico tarantino.
Tuttavia, il TAR Puglia – Lecce, con una prima sentenza, aveva accolto il ricorso presentato da Danieli, assistita dallo Studio Fidanzia Gigliola, annullando la gara in quanto svolta in violazione del Codice dei contratti pubblici. Tale sentenza è stata ora integralmente confermata dal Consiglio di Stato, Sezione V, che ha rigettato l’appello di DRI D’Italia.
Il nodo giuridico: applicabilità del Codice dei contratti pubblici
Uno dei punti centrali del giudizio ha riguardato l’applicabilità del Codice dei contratti pubblici a DRI D’Italia. La Stazione Appaltante aveva sostenuto di non essere soggetta a tale normativa, ma sia il TAR che il Consiglio di Stato hanno ritenuto il contrario. In particolare, la sentenza del Consiglio di Stato ha richiamato l’art. 1, comma 1-quater del D.L. 142/2019, come modificato dal D.L. 144/2022, stabilendo che DRI D’Italia è tenuta al rispetto della disciplina degli appalti pubblici, essendo una società interamente partecipata da Invitalia.
Vizi dell’offerta tecnica: esclusione dell’aggiudicataria
Dal punto di vista tecnico, il Collegio ha evidenziato un’ulteriore criticità sostanziale: l’offerta dell’aggiudicataria è risultata difforme rispetto alla lex specialis di gara. Infatti, mentre il bando richiedeva una fornitura EPC (Engineering, Procurement and Construction) chiavi in mano, l’aggiudicataria aveva presentato una proposta di tipo EP (Engineering e Procurement), omettendo la fase di costruzione dell’opera. Ciò ha configurato un evidente aliud pro alio, che avrebbe dovuto determinare l’automatica esclusione dalla gara.
Conseguenze della sentenza: nuova gara sotto le regole del Codice appalti
Con la pronuncia definitiva del Consiglio di Stato, viene confermato l’annullamento dell’intera procedura di gara per violazione delle norme sui contratti pubblici e per irregolarità nell’offerta aggiudicataria. DRI D’Italia dovrà quindi procedere a una nuova gara, questa volta nel pieno rispetto del Codice dei contratti pubblici.
Importanza della decisione: un precedente per appalti green pubblici
La sentenza del Consiglio di Stato rappresenta un precedente giurisprudenziale rilevante per il settore degli appalti pubblici green, in particolare per quelli legati alla transizione energetica e all’utilizzo dell’idrogeno verde nell’industria pesante. La decisione riafferma il principio secondo cui anche le società pubbliche, seppur formalmente private, devono rispettare le norme degli appalti pubblici, specialmente quando gestiscono risorse strategiche o progetti finanziati da fondi pubblici.